giovedì 6 settembre 2012

Impressioni in penna "Adelmo si è tolto gli occhiali"

Le mie “impressioni in penna” nascono dal desiderio di far migrare nella scrittura, quello che l’anima ha visto, digerito, rielaborato. Perché a modo mio resti…
"Impressioni in penna" del libro: Il suono della domenica" di Zucchero Fornaciari

Adelmo si è tolto gli occhiali…

Ecco. Chiudo. Ho finito. Non è tanto tardi stasera, avrei anche il tempo di prendere in mano un altro dei libri impilati sul comodino e proseguire…
Ma è tempo di scrivere ora, di elaborare ciò che ho letto in queste sere nottambule di intramezzate feste. Lascerò al destino la possibilità o l’impossibilità che queste righe ti giungano Adelmo, userò la mail, o forse l’arcaico sistema del via posta senza un indirizzo preciso, perché come è ovvio che sia non si trova. Non lo so ma oserò, come hai fatto tu per gran parte della tua vita, fino a non crederci di averlo fatto davvero, o fino a convincermi di esserci davvero riuscita. A differenza tua non ho un singolo, non un "Donne" a cambiarmi la vita, o a farla rimanere uguale alle tante vite altrui.
Scrivo per passione, e per passione mi piace provare ad entrare in contatto con l’anima di chi ha scritto ciò che io ho letto. Non è che lo faccio sempre, solo quando lo sento arrivarmi dalla pancia. Tanto sono libera, nessuno mi paga per questo.
Adelmo si è tolto gli occhiali! Confesso che lo aspettavo da un po’. Volevo rivedere il suo sguardo, i suoi occhi, interrogativi punti sul volto ingrassato, la loro espressione che con quella della bocca va a braccetto. Sarà stato un contratto da milioni di euro a farti tenere inforcate sul naso per anni, montature diverse dalle lenti scure…ragioni di marketing…Ma io penso che c’era dell’altro. C’era la necessità di nascondersi, di non voler mostrare la propria fragilità, di non voler svelarsi fino in fondo. Mascherarsi per confonderci tutti, per non doverci guardare dritto negli occhi.
La sera che da Fabio Fazio sei venuto a presentare il tuo libro, senza quella montatura a nasconderti l’anima, ho capito. Ho capito che avevi qualcosa di vecchio ripulito e restaurato, da raccontarci, che neanche la tua musica era riuscita a fare. Sereno, solare, docile leone dall’arruffata criniera, dal ventre godereccio, dal dialettale ruggito. Per Natale ho comprato il tuo tomo. Mai l’avevo fatto prima per autobiografie di altri, improbabilmente scritte di chi ne appone la firma.
Poche le pagine lette e ti ho…sentito! I ricordi si avvicendavano, picchiavano alla memoria, sgomitando in ordine sparso per esser per primi raccontati. Ti ho visto. Impegnato a narrare; a te stesso, a un qualcuno di fronte… forse. Non mi sono pentita di “averti acquistato”. Nelle righe la tua voce, roca e cinguettante, mescolata a una pausa di sofferenza, a un ghigno di rabbia, a una grassa risata. Un’intercettazione su nastro, un copia e incolla della memoria corretto quanto basta per non risultare sgrammaticato. Così ho immaginato di vederti, sulla carega preferita, vicino ai canto di foco, come si dice nella Toscana fiorentina, o su di un dondolo in stile vecchia America, magari sul patio con il rumorio dell’acqua trasportata dalle pale del mulino, a far da sottofondo. Sul di un tavolo il pane sciapo, mezza forma di formaggio stagionato, una bottiglia di buon vino…Tutto produzione Fornaciari, a quanto si legge su alcune tue note. Sapori antichi, perduti e ritrovati in terra di Lunigiana, terra scelta e che ti ha scelto, con spontanea ricambiata adozione.
Tra le frasi in romagnolo, la nascita delle melodie e dei testi sempre dopo, si dipana la tua vita in agrodolce. Vita di uomo qualunque baciato dalla testardaggine di un sogno. E quanta fatica t’è costato, quanta nel profondo dell’anima, del corpo e dello spirito. Per dargli vita, per mantenerlo, per non farlo troppo inquinare dagli eccessi del successo, per riuscire a tenerlo a giusta distanza da ciò che per te era ed è davvero importante. Adelmo si è tolto gli occhiali…e senza artifici nudo si mostra. Perdonami, se da estimatrice del tuo canto benedico quella donna che risponde al nome di Angela, e che per tanto, forse troppo, ti è stata accanto non accompagnandoti mai, tenendoti in un continuo tumulto ma strappandoti dalle viscere il meglio della tua discografia. Perdonami…
Alla sola luce dei tizzoni che crepitano nel camino, o al crepuscolo che cala sul prato intorno a casa tua, io mi congedo. Vado a riascoltarmi le tue canzoni, con orecchio nuovo, pronta a rinnovare l’emozione ad occhi chiusi con un groppo alla gola che talvolta l’attanaglia… E’ tanto che voglio portare sulla tomba di mio padre una pergamena con su scritto “…mi manchi tu e arranco…come se fossi in viaggio da sempre…e certi giorni non certi per niente…”Mi sa che questa volte lo faccio …
Se mai dovessi passare nei dintorni di Firenze, dì a Fanky gallo di farmi un bel “chicchirichì” che ti faccio trovare una bistecca con l’osso e una bottiglia di Chianti.
Adelmo si è tolto gli occhiali… Non li rimettere più…alla faccia dello sponsor…
E guardandoti io negli occhi… ti abbraccio.
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