sabato 30 marzo 2013

Scattiscritti "...ostacoli..."


 "Ostacoli"  foto di Marialaura Durigato


...in attesa...
 L'avevano chiuso:  di parte, di cielo. E lui faceva credere di non ribellarsi, di sottomettersi a quel destino imposto. Non immaginavano gli stolti, che la fragranza dei suoi frutti non conosceva ostacoli.



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venerdì 29 marzo 2013

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "Prova generale"



 "Prova generale"


Aveva ingaggiato una compagnia teatrale perché mettessero in scena sotto suo preciso copione, il suo funerale. Non avrebbe sopportato dopo una vita terrena vissuta in armonia di nuance, di mise ad uopo per ogni occasione, di dimore in tinta, dai pezzi d’antiquariato in perfetta alchimia con l’high tech dominante, di presentarsi al mondo eterno,  con credenziali diverse. 
“Troppo poco”- aveva risposto secca- quando un paio delle amiche più intime le avevano suggerito di lasciare semplicemente istruzioni scritte in merito alla questione.

No, lei voleva sincerarsi da viva di come si sarebbe vista da morta e il suo stato di donna abbiente glielo permetteva.
Furono così giorni intensi, frenetici: la scelta della chiesa per la funzione, l’agenzia funebre all’ultimo grido in fatto di opzioni e soluzioni mortuarie, il quartetto d’archi e le melodie di sottofondo per accompagnare l’estremo saluto. Modello, tessuto, colore, dell’abito da indossare per il trapasso, richiesero più tempo per la scelta rispetto al resto. Ad un fiorista distante 2000 chilometri, ma rinomatissimo per le sue estroverse composizioni, furono commissionate corone e cuscini. In ultimo venne stabilita la velocità di crociera del corteo funebre, a cui tutti partecipanti preventivamente per iscritto dovettero aderire. 
Non era l’idea della morte che l’ossessionava, ma in che modo a quella si sarebbe consegnata.

La prova generale fu un trionfo, la prima e l’ultima rappresentazione…un’apoteosi.



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domenica 24 marzo 2013

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "L'uomo che...".


 "L'uomo che..."

Quando lo conobbi, il suo tempo rimasto era segnato, la sua fama nell’ambiente immutata. Al giornale in cui lavoravo da solo due anni, fece richiesta esplicita di me, gli erano giunte cose buone sul mio conto, anche in fatto di donne, forse per questo mi volle.

“Ad ogni alba e tramonto non so quanti dell’una e dell’altro me ne rimarranno e mai cosa ricorderò domani. Nulla resterà di me, se non quelle pellicole che la gente e la critica amano tanto, ma che invece per me sono state solo un mezzo per vivere da privilegiato. La mia essenza sta nelle donne che ho amato.” - tutto questo mi disse non appena feci ingresso in casa sua - 

Ci sedemmo poi al tavolo di noce scuro del salotto buono, o meglio io mi sedetti, lui era già sulla sedia con ruote, unica presenza femminile rimastagli accanto.

“Le ho amate tutte - disse d’un fiato tra un sorso di whisky e uno d’acqua per meglio inumidire la bocca che svelta si prosciugava-  
“ Tutte le ho amate, cercando la madre fuggita, la moglie mai sposata, la figlia coccolata solo a mente. Di ognuna negli anni ho tenuto qualcosa, nulla di materiale, solo memoria di odori, di curve del corpo, di sensazioni di seni tenuti nella mano. Con straziante amore le ho abbandonate tutte, lasciando di me l'esempio peggiore che un uomo possa dare. Nessuna di loro dopo essersi illusa di poter abnegare in quell’amore, ha avuto la forza, il coraggio, per affrontarne uno nuovo, solo maschi da una notte, storie smozzicate al bisogno, nessuna passione come follia. 

Prendevo appunti su di un quaderno a quadretti, non aveva voluto che mi avvalessi di un registratore, così da non permettere alla sua voce in preda alla malattia, di restare nel dopo. 
Mi raccontò aneddoti di notti d’amore così dettagliati, che faticai a non avere un erezione.

Quando prima di congedarmi mi strinse come poteva la mano, negli occhi gli passò il volto, la pelle, l’aroma, l’essenza dell’amore. 


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Pit stop "L'essenziale..."



"L'essenziale.."

 
Non so se silenziare o dar voce, abbia lo stesso effetto d’arrivo.  So soltanto che ancora mi deludo e non va bene, non alla soglia del cinquanta, non dovrebbe appartenermi, dovrei aver fatto incetta, aver da tempo imparato. 
Così metto in atto e ignoro, comportamenti di persone che credevo vicine, che avrei voluto lo fossero come io lo sono stata per loro in momenti, situazioni, di medesimo intimo significato. 
Misura diversa, peso, importanza, nei miei confronti aleggiano.  Premetto che è la bocca che parla e non il cuore: non ho mai atteso nessuno per fare, credere in me e continuerò a farlo , ma ci sono giornate come questa, quando " mi si stacca l'embolo", come qualcuno che mi ama mi dice, che mi va di dar voce per liberarmi, pensando che, se l'ignorare non da effetti forse il provare a dire potrà darli. Così scrivo:  
" Mi avete profondamente deluso con il vostro atteggiamento,! Mi sarei aspettata bene altro, davvero pensavo fosse naturale che, come io ho fatto per…” 
Basta, già mi pento, ma in fondo ho scritto senza dire, ho detto, scrivendo tanto.  
Torno a ignorare, il vaso si è rotto ne raccolgo i pezzi. Un collante qualunque prova rimetterli insieme. Non sarà più come da nuovo, io non sarò più la stessa. La vita insegna, ci si guarda intorno, si prende, si lascia, si riflette. 
L'essenziale, anche non riconoscendolo da subito, poi, resta....

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                                                     Mentre il mondo cade a pezzi 
                                                        io compongo nuovi spazi 
                                                                  e desideri che 
                                                         appartengono anche a te… 
                                                                …beati loro poi 
                                                     se scambiano le offese con il bene… 
                                                        …e nel silenzio mio annullo… 
                                                 …tornerò all’origine…all’essenziale… 
       
                                                                  (Marco Mengoni)










mercoledì 13 marzo 2013

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "Il tempo di sognare.."


"Il tempo di ...sognare..."   
(mille battute per una foto)



Una giornata grigia, di quelle spente, scrosci di pioggia s’intrufolano nel silenzio della valle, fanno un po’ di rumore, lasciano la scena, umida e fredda come se fosse l’autunno a battere all’uscio e non la primavera. L’auto da sola viaggia.
“ Appena metto piede in casa do fuoco alle ceneri, una bella stiepidita con la legna rimasta, tanto pe butta fori l’umido…” - così a mente si dice-
Suona l'autoradio una francese melodia, apre il finestrino perché il vetro non si appanni.
Accanto sul sedile l’obiettivo.
“Dopo la curva c’è uno spiazzo” – si sussurra-
Chiude la cerniera del piumino fin sotto la gola, scende. L’aria è pungente richiama dicembre. Tra le mani la macchina fotografica, posiziona, scatta. Non sarà il grigio, né la pioggia che ha battuto sulla terra fino a qualche attimo prima e nemmeno la nebbia che lo incontra a d andare in fotogramma, scatterà su ciò che vorrebbe che fosse: paesaggio in pastello, cielo terso, come quelle mattine d’estate che esce prima di casa per regalarsi il tempo, il tempo di sognare…
  

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foto di Carlo Boccacci