giovedì 28 agosto 2014

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "... e dalle macchine per noi i complimenti dei playboy..."


 "... e dalle macchine per noi i complimenti dei playboy..."



"... e dalle macchine per noi i complimenti dei playboy ma non li sentiamo più se c'è chi non ce li fa più..."
 
Guido senza fretta, la testa è vuota, lo stomaco è in subbuglio. Vorrei essere già al dopo, dopo le frasi dette, gli sguardi incrociati, il tono di voce usato. Non mi faccio domande, non mi pongo risposte, in fondo cosa so se non quello che ho visto? L'assurdo di questa non situazione mi schiaccia, io che non lascio mai incompiuto per il tacito silenzio, io che devo vedere, capire, approfondire fino alla spasimo, anche a costo di farmi del male. Per una volta nella vita ora soprassederei a tutto. 
 
Quando spengo il motore un conato di vomito mi assale, il tempo di aprire la portiera, di lasciarlo fuoriuscire a fontana. 
Finisco di parcheggiare l'auto, mi pulisco la bocca, alzo gli occhi alla finestra del salotto. La luce è accesa. 
Ubriaca di pensiero scendo e già infilo la chiave nel portone...

Tommaso, questo è il suo nome, fino ad ora non l'ho mai pronunciato. E allora glielo dico, glielo dico, lo ripeto, mentre lui mi tiene il viso fra le mani, mentre mi bacia le palpebre, la fronte i capelli.
"Tommaso, Tommaso, Tommaso..." Non pronuncio altro e lui lo segue con un: " Schhhhhh..." Non voglio sentire parole, spiegazioni, scuse. E' passata punto, grande o piccola sia stata non esiste già più. L'amore sa e noi con lui. Il silenzio asseconda ogni gesto, invia precisi segnali al proseguire. Va in cancellato il ricordo ancora acceso, va in difficoltà il farlo diventare tale. 
Solo da noi due dipende, solo a noi la scelta.
 
"...ma posso dire la mia sugli uomini...davanti a una tazza di latte, con una coperta di troppo, appena finisce la notte qualcosa m'inventerò..."





 
https://www.youtube.com/watch?v=BzuOhH9EwYs

sabato 23 agosto 2014

Pennellate di parole..."Avrei voluto baciarla"

Emile Friant, Les Amoureux Musée des beaux-arts de Nancy




"Avrei voluto baciarla"

Fu luce, fu gioia, di quella che pensavo aver dimenticato, riposta in un cassetto dell'anima chiuso a chiave. Dovevo farmela bastare, per un tempo che ancora non potevo definire ma che immaginavo, pianificavo, essere a mio favore. Luana sorrise dandogli suono, dandogli vita. Mi sentii appagato da quel procedere in positivo e allora rimisi insieme parole:
" Ero in buio stamattina, una nottata passata a rimuginare. Succede, a te capita mai?...” 
Lei accennò un si con la testa. 
“Negli ultimi giorni a me capita spesso, ma passerà. Scusa non vorrei mai annoiarti con i miei pensieri. Ma in fondo di questi tempi chi è che non ne ha?..."
Restò col sorriso sulle labbra Luana, sprofondando i suoi occhi dentro i miei, che a quella intensità quasi sobbalzarono. 
Riprendemmo il cammino, in quella giornata di febbraio in avventato tepore primaverile.
"Scommetto che tu sai ascoltare"- disse ristoppando il passo all’improvviso-
Avrei voluto baciarla. 
Mi misi in ascolto.





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Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "Devi sapere..."



 "Devi sapere..."


C'è sempre un "terzo" quando una coppia vacilla, va in collisione, sfilaccia la tela intessuta. Non per forza deve essere un altro uomo o un'altra donna. Ma quel terzo elemento fa la differenza. Se penso a Lui penso prima al tramonto, a suoi colori accessi che sfumano in sera, che ti fanno fermare ad osservarli ogni volta perchè ogni volta mutano. Lui non è che un mezzo per porre la mia attenzione su quei tramonti troppo spesso ignorati. Se davvero mi fermassi con Lui, se davvero riprendessi la vita da dove Lui me la riconsegna, forse mi perderei la magia dei tramonti. La mia vita è stata quello che ho saputo o non saputo costruire, ed Andrea era ed è quello che sapevo che fosse. Non posso incolparlo di non darmi ciò che cerco, non ha mai avuto la pretesa di farlo. Ci siamo condotti l'un l'altro senza accorgersene, ci siamo lasciati condurre senza farci troppe domande, andava bene così, ci bastava. A lui basta ancora, a me no. Ecco, qui sta la differenza. Io mi fermo ad osservare il tramontare del giorno, il sole che sparisce dietro l'orizzonte, fa perdere le tracce. Domani tornerà di nuovo, sorgerà dallo stesso punto, lascerà la scena medesimo. L'intensità dei colori, quella cambia. Basta una nuvola, un alito di vento, una pioggia che ha scrosciato un attimo prima perché l'impatto visivo muti. La differenza tra me Lui e Andrea?...Semplice, con Lui ho condiviso questo impatto, con Andrea ho dato per scontato. E' da questa scontatezza che devo ripartire, perché la tela torni intonsa, perché ci sia storia nuova da raccontarsi ancora.
Lui è un mezzo, i tramonti sono il fine. Il mio, il nostro...

Il cielo prende la via del tramonto. Sono qui per questo. Il terrazzino, la sdraio comoda e i pensieri, tanti, che come il sole vogliono andarsi a nascondere tra le nuvole. Mi si riempirono gli occhi d'arancio. L'arancio non è il rosso che accende l'anima, ne il giallo che la mette in attesa. Sta nel mezzo l'arancio, meno dirompente del primo, più convinto del secondo, in uguale misura.
Respiro con rumore su questo passaggio di giornata, la quiete del momento però mi pare troppa. Con scatto da fanciulla mi alzo, metto un cd nello stereo, mi verso succo d'ananas nel bicchiere. Sprofondo di nuovo nella sdraio.
"Devi sapere, lasciar la tavola, quando all'amor non servi più, alzarti con indifferenza, mentre in silenzio soffri tu..."-canta Charles con quel suo timbro inconfondibile e il suo accento italiano quasi perfetto
"...celar le pene e mascherare il tuo dolor, tenere l'odio in te nascosto e aver l'inferno in fondo al cuor..."
"...ma l'amo troppo ancor, e dirle addio non so..."
Un'altra voce, calda, intonata, appesa a un filo di emozione in crescita, canta ora su quella di Aznavour...


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Foto di Marco Galeotti




                                     

Pennellate di parole... "Ho"





 
"Separazione" Munch 1896 Munch Museum  Oslo



 "Ho"


Ho saliva
Ho occhi
Ho terrore nelle mani
per questo
che implorante
mi chiedi.
Vorrei azzurro sul palmo
e giallo tra le dita
Vorrei d'arancio acceso
baciarti le palpebre in riso
Nel tuo volere
annego
mi piego



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venerdì 22 agosto 2014

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "Incontri"




"Incontri"


Sara lo trovò scontato, sia nei lineamenti che nel modo di parlare da libretto di istruzioni. 
Dette un’occhiata frettolosa all’orologio: ancora due minuti e la luce verde sul tavolo sarebbe tornata rossa e quella conversazione finita. L’ interlocutore, di cui aveva già dimenticato il nome, si stava rivelando di una noia mortale e di certo a quei dieci minuti di primo approccio, di anticamera per futuri incontri, non ne sarebbero seguiti altri. Almeno per lei. 
Approfittando del fatto che il tipo in questione abbassava lo sguardo sulle sue mani in tormento a metà di ogni frase pronunciata, Sara osservava le donne e gli uomini seduti ai tavoli vicino, tutti impegnate nel medesimo intento: quello di diventare coppia. 
La luce verde lampeggiò tre volte. Mancava un minuto alla fine dell’incontro. 
“ Bene, dammi il tuo numero che ti faccio uno squillo così ti resta il mio. Ok?” 
Sara, occhi spalancati e assenti oltre il volto di lui, senza esitare, mettendo via ogni forma cortese e cordiale rispose: 
“No, non credo proprio, non vedo cos’altro potremmo avere da dirci dopo questi dieci minuti di conversazione. Che poi, a dirla tutta, più che una conversazione è stato un monologo: il tuo, e anche parecchio noioso. “ 
Lui si fece rosso in volto, ricacciò nella tasca il cellulare, borbottò un “ciao” tra denti e labbra, allungò la mano per poi ritrarla subito, visto che quella stretta non aveva motivo di compiersi.

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