sabato 29 novembre 2014

Pit Stop "In fine"



"In fine"



Può essere fine senza dirlo. Solo perché da se avviene, si fa spazio, irrompe. Non necessita una fine di essere per forza accompagnata dalle parole “fine di…” “fine per…” Fine da se si basta, la senti, ti avvolge, ti si consapevolizza addosso, ti fa capire nel solo pensarla di essere arrivato al capolinea. Ma giri sui tacchi, ripercorri la strada fatta, stai nella fine, la elabori, provi a conviverci. Tanto lei sar lì comunque, ti si parerà davanti, ti darà quel senso di compiuto dove ogni tuo fare reclama ancora d'essere portato avanti, di continuare a scorrere. Nella fine prosegui, come fosse inizio, metà, come l’unico modo, come doveva essere ed è. Ti alzi, ti corichi, nel mezzo la fine, davanti e dietro ogni giornata. Per il bene del se e per quello degli altri cerchi di ignorarla, quanto puoi e se puoi, in tutte quei modi che ti dato, per provare a far finta che non ci sia. Fine: di un amore che continua, di un vivere che inceppa, delle aspettative stanche d’esserlo, degli obbiettivi che non hanno avuto fine.
Arriva quel tempo che sulla fine ti adagi, la tolleri, sopra ti ci accampi. Prima, molto prima che la fine del non ritorno ti prenda.

Siamo in fine. In fine siamo. 



domenica 23 novembre 2014

Scattiscritti Pensieri in corsa... foto di Lucia Coli





Ci sfreccia la vita di dosso.    
Pensieri in corsa... Foto di Lucia Coli
 

Al bianco e nero 
i colori cedono.
In attesa,
fuori dalla porta,
dell'ultimo vagone,

riacciufferemo
tutto.

mercoledì 19 novembre 2014

Pit Stop "...dopo tanto fa tramonto..."


"...dopo tanto fa tramonto..."



Stasera dopo tanto fa tramonto. No, non è una sciocchezza quello che scrivo, so bene che tramonto lo fa tutti i giorni, ma la pioggia insistente, il nero del cielo in burrasca, le nuvole in perenne minaccia, l’avevano offuscato, occultato nelle ore violente e impazzite. 
Il rosa colora l’orizzonte, mentre un giallo verde di marroni striato s’infiltra tra i poggi, si spande sui campi, tinteggia le frasche mosse di vento. E’ un novembre diverso questo 2014. Non ha scale a pioli appoggiate sugli olivi, né teloni antispina sotto a quelli distesi. "Apine” e Panda vecchio modello, non sostano sui cigli delle strade vicinali o nei campi, proprio a un passo degli oliveti, così che mutarsi le scarpe motose e i vestiti da campo sia più comodo prima di "rifassi cittadini”. Mancano, quelle "genti di' posto" che ogni anno, con l’età che a ogni anno messo in fila  addosso gli avanza, si ritrova, si rianima, si racconta di ieri nella raccolta di oggi, col cappello da caccia e la camicia di flanella a quadrettoni, con le vestine a fiorellini, le calosce e la pezzola in testa, per preservare messeinpiega azzurrine fatte a bigodini. Di questi tempi, ma anche parecchi giorni "innanzi", l’olivo scuote i suoi rami, lascia cadere le sue gemme verdonere, finchè "un fa’ bruzzico”, finche il sole non lascia alla luna. Quest'anno nulla, son quasi tutti chiusi i frantoi nei dintorni, non hanno l’agenda piena, non prendono frutto in consegna per restituirne liquido denso, profumato e piccantino da farne fettunta, da condirci " i'fagioli novi cotti ni’ fiasco". Tutto tace, pare estinto. 

Raggiungo casa che s’è fatto buio, spengo il motore, apro la portiera, m’avvio all’uscio.
Tra un mese e sei giorni è Natale…


Foto di Marco Galeotti

lunedì 17 novembre 2014

Impressioni in penna..."ACQUA E PAESAGGI della memoria a MONTESPERTOLI"


Le mie “impressioni in penna” nascono dal desiderio di far migrare nella scrittura quello che l’anima ha visto, sentito, rielaborato. Perché a modo mio resti…

"ACQUA E PAESAGGI della memoria a MONTESPERTOLI"



E’ una domenica di pioggia, un fine settimana d’acqua che fa danni. Per nostra fortuna “si sta su i’ poggio” e ne restiamo indenni. Così mi dedico al piacere della lettura e sarà per via dell’acqua che scroscia che la mia scelta cade su: “Acqua e paesaggi della memoria a Montespertoli”. Un libro, un documento sul paese, sul suo territorio che un dì fu, che ci da modo e nozioni per comprendere ciò che ora è. Motore di ricerca del testo l’acqua: che delineò la scelta dei territori da popolare, la loro morfologia e geografia, che fece la storia, la costruì, la modellò attorno alle “genti” che di lei, dell’acqua, fecero motivo per insediarsi, per dar vita alla vita. Le pagine tecniche mi portano a una lettura più lenta per capire dove ignoro, per entrare nei meccanismi della comprensione documentativa, negli “atti” menzionati e ritrovati negli archivi. Il racconto “di’ popolo” invece mi agguanta all’istante, mi scivola dentro. Così dal mio "qui" attraverso quel narrare di usanze contadine, di famiglie che portano un cognome preciso, con generazioni ancora presenti sul territorio, vedo i luoghi citati ora diversi, ma non per questo affascinanti e fascinosi come le pagine rimandano. E se questo è il magnifico effetto che la lettura del libro ha su di me, cittadina adottata di questo paese vicino alla natura e lontano quanto basta alla città, m’immagino quanto più grande sia quello sortito su l’anima di quei lettori che nei nomi e nei paesaggi si ritrovano, li rivivono, risentendone gli odori, i sapori, di un tempo  amaro talvolta, come il testo sottolinea, per via di quel passato fatto di terra, braccia e fatica tanto remoto quanto condizionante e decisivo per questo nostro presente. 
La chiesa, i priori, le nobili casate, furono Storia, punti fermi e indiscussi per la gente del posto, per le sorgenti, per l’acqua di Montespertoli, un bene di tutti spesso appannaggio di pochi, arrivata nelle case, nei poderi, nelle stalle, con l’impegno, la perseveranza, la politica “alla Beppone e Don Camillo” ( mi piace pensare che così sia stato…) Fatti, momenti importanti da mandare a memoria, da non dimenticare.

Un gran bel lavoro quello degli autori Paolo Gennai , Andrea Pestelli, Guido Romagnoli, Alberto Viani, costruito su un’accurata documentazione, sulle competenze in materia acquisite. Di cuore con cuore. Lo si sente, lo si percepisce forte, come forte è la voglia, il desiderio dell’approfondire, mettendosi in prima persona, scendendo nelle viscere del sottosuolo, attraversando per noi i canali d’acqua sotterranei, così da farceli vedere e toccare attraverso la scrittura. 
Quattro sorgenti, quattro itinerari per conoscere, passeggiare, colloquiare con il nostro territorio da un altro punto di vista: quello dell’acqua. 

“Acqua e Paesaggi della memoria a Montespertoli” documento, narrazione poetica, paese in ricordo. 

Dicono che il domino sull’acqua, il suo esaurirsi, potrebbe essere motivo di un nuovo conflitto mondiale. 
Pensiamoci. 


Copyright © tutti i diritti riservati

Foto di copertina dell'archivio Baragatti, gentilmente offerta dal Circolo fotografico Fermoimmagine Montespertoli







domenica 16 novembre 2014

Pennellate di parole..."...momenti..."

Munch 1884  Il mattino. Ragazza sul bordo del letto
Bergen, Rasmus Meyers Samlinger, Bergen Kunstmuseum.Munch


"...momenti..."



La sua vita fu un susseguirsi di momenti giusti non riconosciuti. Una collezione privata, un elenco, una lista di momenti mai espletati. Così precisa in quel non riconoscerli, da sorprendersene in caso contrario.
Però, si domandava poi a cose fatte, a tempo maturo, a momento andato a memoria, chi e cosa poteva decretare che quel momento non era stato giusto, che il treno non si era fermato in stazione, che la stazione aveva tutti i binari morti?...

Certi momenti che sembrano non essere diventano. Ripensandoli, rivivendoli.
Si sentì migliore di quanto immaginasse...



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venerdì 7 novembre 2014

Pit Stop "...Quello che..."


 "Quello che..."


Quello che avrei voluto non fu.
Quello che ora vorrei mai sarà.
Ti domando di me ogni mattina.
quando il primo pasto del giorno consumo,
quando resto sola e posso mettere insieme parole a voce alta.
A modo tuo molto dopo:
giorni,
mesi,
tempo che non so quantificare,
rispondi.
Con un gesto messomi in mano,
un'espressione precisa del volto,
una pensiero giusto
quando vedo solo abisso.
La tua via mi conduce.
La direzione non sempre è quella che vorrei
ma è quella dove devo andare.
Così tra noi è.
Altro non posso domandare che avvenga. 



lunedì 3 novembre 2014

Impressioni in penna... "Il giovane favoloso" di Mario Martone


Le mie “impressioni in penna” nascono dal desiderio di far migrare nella scrittura, quello che l’anima ha visto, digerito, rielaborato. Perché a modo mio resti…




"Grazie Giacomo..."


145 minuti e non andar più via. 
In sala un silenzio che da tempo avevo smesso di chiedere a un pubblico spesso ignorante, che trasmigra dal divano alle poltroncine del cinema, senza capirne la differenza. 
Il desiderio di non leggere sullo schermo la parola fine. 
Mario Martone e il suo favoloso, giovane Leopardi. Elio Germano e un Giacomo tutto suo, da esportare tra i banchi di scuola spogliato delle liriche, vestito soltanto di fame di vita e d’amore, di pensieri e riflessioni senza data di scadenza, così irraggiungibili per profondità, quanto vicini ad ogni comune mortale, almeno una volta durante questo terreno passaggio. Per via di quella solitudine che dentro tutti prima o poi grida, che si scioglie nella potenza di un abbraccio. 
Alla scena dell’incontro tra Leopardi e Giordani mi commuovo. 
Il sapere, lo studio, la conoscenza, strumenti di libertà che si fanno prigione, tortura per un corpo provato, per una mente che da sola vola. Una famiglia che reprime e non incoraggia, una genialità incompresa, sottovalutata, scomoda, perché triste, perché consapevole del male del vivere, nonostante i tumulti rivoluzionari dell’epoca. Mi passa dallo schermo alla pancia una continua e immensa tenerezza, attraverso quegli occhi favolosi che prima della penna scrivono. Elio Germano, un Leopardi che non invecchia, nonostante quel corpo che piano, ad ogni rinnovato fotogramma, si strazia, si piega, si chiude su se stesso, mentre una musica tambureggiante incalza, sottolinea una giovinezza in giacenza, un sorriso sempre pronto ad esplodere in risata.

Una valigia di poesia, un bagaglio di pensieri. Se da spendersi o no, lui non lo seppe abbastanza, gli mancò il tempo. 
A noi l’onore, il piacere, il dovere, di continuare a farlo.

Grazie Giacomo, grazie Mario, grazie Elio.



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