giovedì 19 febbraio 2015

Scattiscritti "Se avessi..." foto di Marco Agresti




Se avessi… foto di Marco Agresti

 
Se avessi voluto perfezione, integrità della scena, accoglienza, armonia di geometrie, ricchezza di arredi. 
Se 
avessi 
voluto.
 
E’ passato il vento, quello che sta in ogni stagione, ha sbattuto imposte e infranto i vetri, messo in caos. Rimbalza il silenzio sulle pareti scrostate, sulle sgangherate sedie, mentre le anime in transito rumoreggiano a modo loro. Hanno parole che gli incespicano in bocca, pensieri bui da consegnare alla luce, giorni uguali che in tutti gli anni stanno. 
Mi abbandono in uno scatto, si è fatto greve il visto, troppo profondo il sentito. 
Quando esco mi agguanta il cielo, il giardino è in erbacce, un gatto rovista tra spazzatura putrida, un passerotto più in là giace. 
Il meglio del meglio che io possa notare, dopo quello, annotato…

Se avessi voluto perfezione, integrità della scena, accoglienza, armonia di geometrie, ricchezza di arredi. 
Se 
avessi 
voluto.
 


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"Sedie vuote" foto di Marco Agresti

domenica 15 febbraio 2015

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi " Meno di mille per lasciarsi andare..."

"Meno di 1000 per lasciarsi andare..."



Basterebbe lasciarsi andare.
Staccare un piede poi l'altro o insieme, portare il busto in avanti, serrare gli occhi, non volare ma tonfare, giù nell'abisso che mi sono scelto, negli inferi in cui come suicida mi metteranno. Arrivasse una raffica di vento più vigorosa deciderebbe per me togliendomi da questo imbarazzo, dalla responsabilità che ora rinnego.
Basterebbe lasciarsi andare.
L'avessi fatto prima, quando avvertivo non volendo, non vedendo che il " due" stava tornando "uno", che tu eri già distante; suoi tuoi tacchi, sulla tua strada, mi davi le spalle, mi consegnavi silenzio.
E batsa. 
Mi fossi lasciato andare a quel sentire di dolore, ne avessi preso conoscenza, lo avessi elaborato, digerito, vomitato, ora non sarei qui con me, a non sapere di me cosa farne.




sabato 14 febbraio 2015

Pit Stop " ...di un San Valentino..."

"...di un San Valentino..."


Oggi è San Valentino, la festa dei cioccolatini, dei bigliettini, dei fiorellini, delle parole, tante, troppe, sprecate, messe insieme perché debbono, per contratto di riconoscimento. 
Amarsi davvero è un impegno serio, è un compromesso che si rinnova ogni mattina, è una sfida quando tutto sembra essere perduto, un ritrovarsi a far l’amore quando pensavi che non l’avresti più fatto, è un commuoversi in due non facendolo vedere all’altro, è lottare quando vorresti scappare lontano, è guardare gli altri uomini e le altre donne bramandone la conquista, per poi sorriderne al pensiero, perché il meglio del meglio è lì, ad un passo da te. L’amore cambia negli anni, negli anni assume sembianze diverse, si fa fata e lupo mannaro, si traveste, per avvenuta fragilità. E quando si sgretola, ti da il tempo di raccoglierne i pezzi dal pavimento, di fermarti a osservare quanti sono e come son fatti. 
Anche quando il corpo esulta meno alle carezze, se è amore amore c’è.

Il mazzo di fiori nella foto è di quelli che..."l'amore c'è..."

Foto di Nara Mazzetti

sabato 7 febbraio 2015

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "Certe giornate" (dedicato a Guido Cappelli)


"Certe giornate" (dedicato a Guido Cappelli)


Quante lacrime gli solcavano le guance in certe giornate. Ogni pretesto era buono perché queste potessero trovare sfogo, rovesciandosi copiose al di fuori di lui. Non le poteva fermare, non le poteva scacciare, facevano quello che dovevano e lui con loro. Faticoso era il mattino, il riprender confidenza con il mondo. Come il sole che sorge poi si alzava, e le ore dopo assumevano altri toni. Passava giorni a domandarsi chi fosse e a cosa servisse. Passava giorni a domandarsi perché quelli giungessero puntuali e ciclici a rammentargli il suo stato. E di nuovo si chiedeva se l’armonia, avrebbe mai fatto parte del suo vivere. 
Davanti alla pagina bianca trovava nuova forza, da troppo celata nell’anima. Era ciò di cui aveva bisogno. Domani non sapeva. La prendeva come una cura, una terapia, che lo aiutava a stare dentro e non fuori come troppe volte si sentiva. Chissà se tutte quelle parole scritte solo per lui un giorno le avrebbe condivise. Da quella sorgente nascosta e ora scoperta, sgorgava acqua cristallina per potersi finalmente dissetare. 
E così si dissetava…  


Quando il giorno si abbandona alla sera, il crepuscolo la sua va a dire. Non son mai le solite frasi, gli stessi pensieri, cambia il ritmo, l’intensità di come vengono detti. Dipende dall’aria che spira, dal colore che primeggia, da quell’andamento lento o allegretto che ha marcato la giornata già in remoto.
E’ così che il tramonto s’annuncia, con le nuvole d’acqua in agguato, con le bianche d’afa a punteggiarne la sera in calura, con le stelle ancora fievoli e la luna prossima, sotto un cielo terso da disegno di fanciullo.
La tavolozza è in fremito. L’arancio scalpita, il giallo sotto spinge, mentre il rosso si batte per dircela tutta...
Il sole?... Il sole sempre reggia! Che sia in pallore o in foco, striato di nero o di una tinta indefinita e indefinibile che nemmeno il pittore gli dà nome.
Noi mortali non si può che a ogni mossa di natura sovrana soccombere, predisporre l’occhio alla visione e l’anima all’ascolto. Le emozioni comandano. Per chi le vuol sentire, per chi se ne vuol nutrire. 
Ma c’è chi ignora, perché la voglia e il tempo di imbattersi in quelle forte impaurisce.
Il tramonto inevitabilmente avviene. 
Si ferma in ogni data ma ad ogni novella alba riconduce.
Così sempre, così sia…




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Tramonto all'Isola d'Elba foto di Nara Mazzetti

mercoledì 4 febbraio 2015

Pennellate di parole..."Oltre la vetrata..."




             Mariana 1851 John Everett Millais Tate Britain

"Oltre la vetrata..."

Dietro quei vetri un mondo, dal quale si faceva accogliere solo quando Lei voleva ne sentiva la necessità, come l’ossigeno che inonda il torace, come l’acqua che bagna le labbra, come alito di vento che si fa Spirito, nutre l’animo. 
Era stanca ora: la mente affollata dallo studio, le membra reclamanti movimento. Eppure in quel bisogno di lasciarsi alle spalle una giornata passata davanti allo scrittoio, il desiderio conscio di restarci ancora, perché rifugio di vizi, perché nido tutto suo, perché negli occhi non c'era altro che voglia di lettere, di simboli grafici da continuare a mettersi in fila per fame di conoscenza. Forse, solo un guizzo d’amore e di passione da far trascendere ogni suo controllo, avrebbero potuto condurla fuori da lì. 
Nel mondo. 
Oltre la vetrata…

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