mercoledì 20 gennaio 2016

Pit Stop " Grazie Signor Ettore Scola"

"Grazie Signor Ettore Scola"



Ne ho visti molti, li ho amati tutti. Per via di quella poesia che sostava in ogni sua immagine, per via di quei silenzi traboccanti di sguardi, di espressione, per quella lentezza che lasciava spazio al proprio sentire, immaginare, elaborare, per quella capacità di condurti e trasportarti nel tempo, andando e tornando usando la stessa inquadratura, mutandone la luce, l'atmosfera, la musica. Mostri sacri del panorama attoriale italiano e straniero hanno reso servigio e servizio ai suoi capolavori, essendo sempre quello che lui voleva fossero: perfetti nel loro dar vita ad altri. Ho scene di alcuni suoi film incorniciate nella memoria, viste e riviste seduta in punta di divano, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, con le mani incrociate sotto il mento, lo sguardo fisso sullo schermo, il respiro corto, come a voler trattenere, fare del suo mio. Succede, sempre mi succede davanti al BELLO.
Grazie Signor Ettore Scola per avermi... "dato" 
 
 

domenica 17 gennaio 2016

Pit Stop "Ha da' passà..."


"Ha da' passà..."  

Questo anno in avanzata mi porta lentezza: nei movimenti degli arti, nei pensieri, nel non sapere e vedere ancora, cosa sarà di me. E se da un parte questa lentezza potrebbe anche farsi virtù per prendere la vita con meno stress, dall’altra mi paralizza e impaurisce , all’idea che tutto ciò avvenga per non voluta sopraggiunta mancanza di ebbro, per un prolungarsi di non meta d’intenti, per il piede svogliato che al mattino va giù dal letto. Guardo i libri che non sto leggendo, mi rammarico per i chilometri che non sto camminando, evito lo specchio, soprattutto l’andarci troppo vicino. Mi dicono che passi, tutto passa, tranne la morte, sono in assestamento continuano a dirmi, fa parte di un ciclo che ciclicamente avviene, non se ne sfugge, a meno che non ci si arrivi. A gli affetti vicini e anche un po’ meno, chiedo pazienza, molta, più di quella ne abbia io con me stessa. 
“ Ha da' passà a' nuttata…” –diceva Eduardo-
“Ha da' passà e basta…” –dico io- 
Perché na’nuttata sola...sarebbe troppo bello.
 

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sabato 16 gennaio 2016

1 racconto 1 immagine "Nel tempo, nel sonno, disegno"

Questi brevi racconti sono stati ispirati dai disegni di Alessia Bussini, disegnatrice "intimistica", giunta di getto alle mie corde!


"Nel tempo, nel sonno, disegno"



Nel tempo, nel sonno, disegno
Sta nel vento Adele, gli tiene testa, con forza lo affronta. Adele ha fanciullezza in tasca e adolescenza che i fianchi le sfiora. Ricci ribelli i suoi capelli che con la tramontana di novembre scompigliano. Non le piacciono quelle spirali castane che il volto tondo le incorni-ciano, e allora trascorre tempo prezioso a stirale con la piastra, a raccoglierle in code al centro della nuca che un’ altra Adele sembrare la fanno.
Oggi ha chiuso il cappotto, ha messo al collo la sciarpa. Sul viso una mezza espressione di ascolto ai pensieri.
Ho fatto portare la mia sedia su ruote davanti alla finestra. Ho fatto dire che volevo riposa-re un poco. Ho nascosto sotto al sedere quaderno e matita. Ora la disegno ancora. Ancora di Adele mi invento. Nel tempo con lei immaginato prenderò sonno.Nel sonno prenderò tempo, per consegnarle ogni disegno.
 
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Disegno di Alessia Bussini

Pit Stop (lungo) "Quando me ne andrò"



"Quando me ne andrò"


Quando me ne andrò non lascerò un vuoto ma un pieno con diversi vuoti.
Quando me ne andrò sentirò la leggerezza dell’assenza del non fatto.
Quando me ne andrò sarà presto per dire che avevo finito di fare e tardi per quel tanto da fare che mi restava.
Quando me ne andrò sarò il mio intero che va, verso una luce lontana, un camminamento per persona sola, un dove da arrivarci piano, da fermarsi per raggiunta meta. Quando me ne andrò rammenterò stazioni di paesi visti solo in cartolina, binari con vagoni su cui non sono salito, fermate di tram imboscate, biciclette regalate per età in crescita, pattini a rotelle per quella pista della mia fanciullezza. Quando me ne andrò ci sarà un dopo me in divenire, stagioni ancora in fila, tempo di altri impiegato per ripercorrere il mio. Quando me ne andrò i miei vent’anni si pareranno davanti ai numeri più alti, rientrerò negli abiti, riproverò la gioia dei capelli in colore, dei muscoli tesi, della pelle soda. Nelle narici gli odori della casa natia, nell’abbraccio gli affetti andati, e quella sensazione di smarrimento ed ebbrezza che provavo in gioventù nel sentirmi diverso dai troppi. Quando me ne andrò ci saranno altri anziani con me, ci scambieremo gli sguardi annacquati, il passo lento, il tremolio della mano che porta il cucchiaio alla bocca, il riso tra i denti posticci. Quando me ne andrò tu ci sarai? Non so, perché non so quando davvero me ne andrò. Ci penso ora, ora che ancora non, ora che ancora sto, in questa terra di confine, tra la maturità in saggezza e la vecchiaia in malanno. Un confine unico, speciale, che non si clona, non ne esiste uno uguale, ognuno ha il suo. Quando me ne andrò mi risuona in testa, si fa peso il pensarlo ma non mi sottraggo, anzi lo immagino più di quanto lo potessi immaginare, mentre il mio ruolo di padre scema e quello di nonno cresce. Quando me ne andrò non so se di me rammenteranno e cosa. Ci sono stato non c’è dubbio, tutti ci siamo stati se un giorno andiamo. Ma in quale modo, con quanta importanza fummo, non sta a noi giudicarlo. Quando me ne n andrò starò bene come non lo sono mai stato,in pace con il tempo non trascorso vivendo, con le ore sprecate, con il sonno non dormito, i viaggi non fatti, i soldi non spesi o quelli non avuti. Quando me ne andrò: mi fa paura. Ecco l’ho detto, avrei desiderato avvenisse senza preavviso ora che invece lo sento arrivare. Vorrei allontanarlo solo un poco, un poco solo, giusto per avere un altro appiglio, un’altra chance, una corte in appello. Quando me ne andrò mi perderò il resto in arrivo, temo di non avere abbastanza ricordi a tenermi compagnia per dove devo andare, materiale sufficiente per scrivere, immagini da riguardare al bisogno.
Nulla sarà mai abbastanza per quando me ne andrò. 

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sabato 9 gennaio 2016

1 racconto 1 immagine "Fu un raggio di Luna"

Questi brevi racconti sono stati ispirati dai disegni di Alessia Bussini, disegnatrice "intimistica", giunta di getto alle mie corde!

 "Fu un raggio di Luna"


Mi immersi nella follia. Solo Lei, Lei sola sapeva come fare per condurmi in quella perdizione. Non chiusi gli occhi, anzi gli spalancai all’ignoto, fermo: nello sguardo, nel passo, nel corpo massiccio irrigidito, tutto concentrato in quella ricerca di follia. Follia d’amore. Cos’era se non follia d’amore?…Potente, viscerale, straziante, un bruciare dentro, un fiammeggiare da ogni mia apertura. Per Lei, Lei che mi tagliava i tendini, mi stirava i muscoli, mi scheggiava le ossa. Ma non potevo farne a meno per sentirmi VIVO! E quando nei rari momenti in passaggio, un fiato di benessere mi alitava sulle spalle, soffrivo, per quella follia in assenza, per il non pensarla abbastanza, per la spiacevole sensazione di abbandono che il lasciare gli inferi mi infondeva.
“T’amo d’odio”- le dissi, in quell’unico giorno che ne fui capace- Lei sprigionò odore di fiera in caccia, tacque. Gli occhi mi saltarono dalle orbite e un tremito da febbre gialla mi prese. Finché stramazzai al suolo, sudato, furioso, indifeso.

Fu un raggio di luna ad aiutarli a ritrovarmi su una panchina a nord del parco, dove l’umidità della notte marca ogni stagione. Avevo gli occhi finalmente chiusi e le labbra di-segnate in un sorriso. Le mani erano nere, brucianti, come due tizzoni ardenti.
Non vollero spiegarsi mai cosa mi avvenne.
Prima.
 
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Disegno di Alessia Bussini
 


giovedì 7 gennaio 2016

1 racconto 1 immagine "Pensieri in confusione"

Questi brevi racconti sono stati ispirati dai disegni di Alessia Bussini, disegnatrice "intimistica", giunta di getto alle mie corde!

"Pensieri in confusione"

C’è da tenersi in equilibro, non si può farne meno. Scivolano i minuti del giorno, vanno a far ore nella notte. Avrò il cappello da inverno e il soprabito abbottonato fin sotto la gola. Respirerò il buio, sarà sgombro di idee vecchie, cederà all’alba le nuove.
C’è da tenersi in equilibrio tra il dare e l’avere, mettere amore dove scarseggia, odio dove non avresti mai creduto potesse. Mi viene uno sbadiglio la domenica pomeriggio se non metto in circolo un’emozione che mi tenga su. Le cinque del mattino mi sorprendono sempre, quando riesco per quell’ora ad alzarmi. Non succede, solo immagino e mi sorprendo nell’immaginare. C’è da tenersi in equilibrio tra il dovere e il godere, potessi godere dovendo sarebbe perfetto. Sbottono di due il soprabito, ho il volto in fiamme e il collo mi suda sotto la sciarpa. Sto nella stagione dei miei anni, l’ho messa insieme con fatica, non la cedo a nessuno. C’è da tenersi in equilibrio tra il denaro in tasca e la tasche al verde. Spendo poco, perché poco ho da spendere. Fa tramonto, sta in ogni data, lo vedi solo una per una sera, domani sarà per quella sera. Mette tinte in cielo il tramonto, e ombre in terra.
C’è da tenersi in equilibrio tra questi pensieri in confusione.
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Disegno di Alessia Bussini