sabato 7 settembre 2013

Da 1000 a 4000 (sforando di 600...) battute spazi inclusi "Pane amore e rally"



Pane amore e RALLY.it 
Scritto da:  Giovanna Vannini  | 07 Luglio 2013 | Inserito in: IRC Cup



IRC Cup / Casentino 2035, ritorno al futuro


 
Non potevo mancare a questa 55esima edizione del Rally del Casentino che ha visto debuttare nei colori dell’oramai storico gruppo “Rallisti forever”, l’equipaggio formato da Gabriel Mutti e Vittoria Cassi, su di una DMC 12 carrozzeria in alluminio quattro ruote motrici. I due ragazzi sono figli di Moreno Mutti e Edoardo Cassi, pilota e navigatore degli anni 2000, nonché fondatori dei “Rallisti forever”, di cui anche io faccio parte come membro onorario. 
Gabriel e Vittoria, Ga e Vic per gli amici, quarantacinque anni in due, coppia nella vita e nello sport, una passione condivisa fin da piccoli sulle prove speciali, per mano a mamme e nonni a tifare i padri, in collo a qualche gloria motoristica di un tempo, sulle spalle degli innumerevoli iscritti al gruppo, sempre presenti e numerosi alle varie manifestazioni rallistiche. 
Gli affezionati lettori conoscono la mia proverbiale incompetenza in materia di corse e come ad ogni articolo con ironia la rivendichi. In fondo mi leggono per questo, dirottandosi su altri colleghi bravi e veri giornalisti sportivi per informarsi su elenchi partenti, tempi gara, schede tecniche e classifiche. Così a modo mio proseguo. 
Quando sulla pedana di partenza ho visto Ga e Vic impegnati nella loro prima intervista ufficiale, ho creduto che l’emozione mi avrebbe bloccato per sempre la penna! 
L’adrenalina gli percorreva in lungo e in largo le tute, mentre i piedi di Ga già cercavano frementi l’acceleratore e gli occhi di Vic il quaderno delle note. 
A questo giro più che mai i veterani del gruppo “Rallisti forever” con Moreno, Edoardo e le due consorti in pole position, non si sono risparmiati, sguinzagliandosi senza indugio e con largo anticipo sulle prove speciali, dimentichi degli acciacchi, degli occhiali da vista e di quei chili di troppo che ne rallentano il passo: reflex al collo, dito posizionato per lo scatto, videocamera accesa, tromba d’ordinanza da dargli fiato al momento del passaggio dei loro pupilli. 
Io? Io come al solito ho fatto qualche breve incursione zona corsa, osservato, messo a memoria, colto l’attimo, l’emozione…


Il sole squaglia l’asfalto, una miscela di grasso, polvere e benzina, fragranza l’aria. Per coincidenza un riordino e un parco assistenza, cadono sull’ora del pranzo. 
Gabriel ha tolto la tuta fino alla cintola e si lascia andare con gusto a un piatto di spaghetti al pomodoro e basilico, Vittoria ad un’insalata fresca con tonno, non prima di aver ripristinato con spazzola e pettine le trecce corvine, messe a dura prova dal caldo e dal casco. 
“ Gabriel, appena avete finito venite in assistenza. Credo di aver risolto il problema con gli interfoni”. E’ Riccardo a parlare, capo officina della scuderia, un vero specialista di motori e di tutto ciò che gli gira attorno. Se fosse un medico gli affiderei senza indugi il mio involucro che segna i settanta. 
“Dieci minuti e siamo da te” – a bocca piena Gabriel risponde- 
I tre camper messi a ferro di cavallo, danno vita ad un’aia improvvisata, dove campeggiano sedie, sgabelli, poltroncine e due tavoli pieghevoli, su cui cibarie di ogni tipo, oltre a saziare equipaggio e gruppo, richiamano amici, conoscenze di passaggio, meccanici, come un Hospitality di tutto rispetto ma… ”de noiattri”! 
Stranamente c’è silenzio. Forse sarà per via dell’ora da siesta e del caldo opprimente. Ga e Vic si parlano piano, si scambiano un bacio, vanno in tenere risate, ripassano le note per la prossima prova speciale. I membri dei “Rallisti forever”, stanno fremendo in attesa da qualche altra parte, perché i due ragazzi hanno fatto esplicita richiesta di rimanere soli almeno una volta nella giornata, tanto per resettare la mente, potersi scambiare impressioni su questa prima gara senza troppi pareri d’intorno che pur con affetto sempre sentenziano. 
Io me ne sto zitta dentro al camper, la porta chiusa, le finestre aperte, con le doppie tendine tirate, aria e luce mi arrivano dal grande oblò posto sul soffitto, il portatile sul tavolo della dinette, gli occhiali a mezzo sul naso. 
“Diamoci una mossa” –dice Vittoria guardando il cronometro. Prende dal tavolo il quaderno delle note, con un gesto da bambina manda indietro le trecce, Ga tira su la tuta, la richiude. Le loro mani da sole per mano si prendono.



Su di uno dei tavolini dell’hospitality, alcune macchinine da rally, una bambola, una scatola di matite, album da colorare. Devo andare a spostare i passeggini, ci sta battendo il sole…





(Il su detto racconto ha partecipato al Concorso "Racconti sportivi" indetto dal CONI. Ne ignoro a tutt'oggi piazzamento o risultato...)



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