martedì 31 dicembre 2019

Pit Stop Buon Anno


Va un altro anno in finale. Ognuno ha il suo. Mai uguale a quello altrui. Ogni anno rappresenta, sancisce, significa, porta con sé un messaggio, per ognuno diverso, per ognuno una storia: la sua. Forse è da qui che dovremmo ripartire, dal fatto che ognuno di noi “ha” la sua storia. Spesso sbirciamo con eccesso nelle storie altrui, vorremmo farle nostre, vorremmo fossero le nostre. Questo sbirciare prepotente le storie d’altri, ci fa perdere di vista e di tatto la nostra, unica, irrepetibile, non replicabile, non cedibile. Logorarsi sul pretenderne un’altra, non fa che impoverire la nostra. Concentriamoci su noi, prendiamoci in carico e in responsabilità, ne troveremo giovamento, troveremo “noi”. C’è della difficoltà ad agire in questo senso, c’è da condurci il pensiero, c’è da rifletterci parecchio, c’è da mettere l’azione nell’atto.

E’ un fatto di concentrazione, di porre attenzione: portare avanti la nostra storia, cambiarla se possibile, accettarla non potendo fare altrimenti. Da non fare è disperdere le energie sulle storie altrui, perché mai, fosse solo per un banale, piccolo, particolare, non saranno la nostra. 
Io guardo la mia…complessa a volte, dolorosa troppo presto, vissuta non sempre. Nel qui e ora alla mia storia chiedo meno, poche mete, mirati obiettivi non troppo importanti. La prendo per mano la mia storia, non la strattono, ne seguo il ritmo, che spesso non è il mio. Insieme a lei cammino: attraverso, proseguo, torno indietro se un passaggio mi è sfuggito, alleggerisco, rinforzo, aspetto. Decisamente non è come la vorrei, lo sapevo ieri, lo so oggi, già me lo immagino domani. Ma questa ho in dotazione e per quanto possa andarmi stretta e non a genio e per quanto non voglia affezionarmi, resta la mia e di nessun altro.
Siate voi, siate la vostra storia. 
Non prestatela a nessuno. 

Buon anno

Foto di Marco Galeotti 


uestoQ


domenica 22 dicembre 2019

Scattiscritti Immersa sale... foto di Emanuela Pulvirenti




Immersa sale. Così composta e silente da estraniarsi. Mette un piede dietro l’altro ad occhi socchiusi. Consegnerà un pensiero in preghiera appena varcata la soglia, tra le panche, verso l’altare, nell'aria d’incenso e candele. Se dovesse trovare qualcuno, siederà in fondo, lo sguardo alto ad altezza di Croce. Ma intanto, mentre tutto questo mette in fila a mente, due sguardi, quattro occhi fiamminghi la seguono. Non giudicano ma attendono. 
Che ripassi, che abbia pace in volto.
Quella di chi ha espiato senza colpa avere…


Duomo di Matera foto di Emanuela Pulvirenti 



martedì 8 ottobre 2019

Dal concorso al blog Dove eravamo rimasti...

Domenica 8 marzo 2015

Ti visto visto, ti ho sentito, qui, accanto a me. Io, te e la scrittura. Ci siamo visti senza vederci, ci siamo detti senza dire. Ci incontreremo un giorno di questi. Sì, uno di questi che verranno…

Ecco riprendiamo da qui… Era la prima edizione di questo concorso letterario a te dedicato e io partecipai…
Se non fosse perché la data di scadenza del concorso, è stata prorogata al 25 maggio, non sarei qui, a continuare questo nostro scambio epistolare. Per adesso scrivo solo io ma…

Sogno o son desta?...Si sogna sempre, anche andando in là con l’età si sogna. Sono sogni diversi, diversi da quelli fatti nei 20 anni, ma diversi anche da quelli fatti solo un anno fa… Sì, perché con il passare del tempo lo spazio temporale prende un’altra dimensione e un anno “è” un anno, un tempo preciso e passato davvero, che difficilmente si ripeterà. Concetto poco chiaro? Di difficile comprensione, dici?... Ti aspetto nei miei anni e non ho dubbi, capirai J

Certe notti sembrano giorni, da quante sono le ore che passo nel dormiveglia o nella veglia e basta. E allora in quell’ora di notte che pare giorno, metto insieme due, tre, facciamo quattro cosucce che vorrei in esaudimento. Robe rimaste in sospeso negli anni, rimandate troppo, non per negligenza, ma perché non ho potuto fare altro che rimandarle.
Mai le stesse, in verità: si alternano, si passano il testimone, sgomitano, a seconda dello stato d’animo e della priorità dettata anche, a volte, dalla stagione in corso. Ad occhi chiusi, nel silenzio, passa un mondo…Tuo a volte, che vorresti far tuo, altre.

Sogni così piccoli da vergognarsene. Grandi da non potersi sognare. Comunque sia, sognare per me è prendersi la responsabilità di farlo, è avere la consapevolezza di nascere e morire, con un tot di sogni rimasti tali.

“Volere è potere!” Si potrebbe definirlo lo slogan dei sogni?... Sinceramente a me sta parecchio sulle….insomma Fabrizio ci siamo capiti. Ma davvero, ma niente niente c’è gente convinta fino al midollo che “se voglio posso?..”
Caro Fabrizio, a questo proposito, i primi a venirmi in mente sono i tuoi cari … Quanto avranno voluto in questi anni, quanto vorranno, mettere fine a questa attesa senza resa?... Poterti riabbracciare, poterti riavere, poter illuminare il buio e vivere per sempre nella luce. Resto ferma, ancorata, nella mia convinzione: si può fortemente volere ma non sempre potere. Questa millantata, sbandierata forza di volontà “che move il sole e l’altre stelle…”è una cagata pazzesca! Per dirla in fantozziano modo. Che poi vi siano quelli con più forza di carattere, più costanza, più determinazione, si sa, è risaputo. Ma una buone dose di culo?...Ce la vogliamo mettere?...Sì, mettiamocela. Poi ci son quelli che ti fanno credere di crederci, ma in realtà ci credono meno di te che non hai mai asserito il contrario. Puoi volare in alto quanto vuoi, ma se non puoi, non puoi…

Lascio il mio pensare a briglia sciolta e sogno di essere ancora ragazzina, con il tutto davanti da inventare, da pianificare, da dargli il la!
Poi mi volgo allo specchio e tutto cambia e quell'immagine adolescenziale lascia il posto al mezzo secolo già passato + quattro: rughe, collo rilassato, pancetta, l’interno braccia che ciondola e gli occhi spesso annacquati, non più accesi e grandi, come erano un tempo che fu.
Mi lascio prendere da questo rimuginare da menopausa conclamata, fino a che, quasi con vergogna, penso a David, mio cognato, che solo un anno fa, dopo nove mesi di malattia a soli 50 anni, se n’è andato.
Mi domando spesso, sai, Fabrizio, che cosa avrà sognato David nei momenti in cui la malattia gli dava una tregua, una speranza, un appiglio?... Cosa avrà pensato invece, in quei momenti in cui capiva, con estrema lucidità, che il fatto era fatto e che non ci sarebbe stato un nuovo da farsi?...
Uomo mite, dall’incontenibile generosità, dalle giustificazioni per tutti sempre in tasca.

Sogno che vorrei sentirmi meno confusa sul mio ruolo in questa terra. Se faccio bilanci non mi accontento nemmeno un po’, salvo poco, critico molto. E’ una lotta la mia verso me, mi ha portato via molte energie e ancora me ne porta. Mettermi sul banco degli imputati da me sola, mi riesce assai bene.

Sogni come incubi. Quelli che quando si manifestano scuoti la testa, come se quel gesto, quel movimento, avesse il potere di farli allontanare.
Non sogno ma penso con timore e paura a chi, tra me e Marco, se ne andrà per primo, cosa sarà la morte per noi, cosa farà e sarà l’altro senza l’uno, cosa dell’altro resterà per sopravvivere alla mancanza che si farà ricordo?...Chi dei due potrà reggere meglio l’assenza?…

Ci sono stati momenti bui nel mio passato, momenti in cui ho pensato che, in fondo, la morte poteva essere una sorta di ribellione al male di vivere. Mi intrigava l’idea di andare a visionare l’altrove, conscia della garanzia del non ritorno. Di nuovo, anche per questo ora mi vergogno. Mi vergogno parecchio e la curiosità per l’ignoto non ce l’ho più. Ho paura di me senza lui, ho perso mio padre che non avevo diciotto anni e so….a quel tempo ero solo figlia, ora sono moglie, mamma, ma soprattutto una persona informata dei fatti.

Sogno, anzi sogniamo, che quando mia mamma raggiungerà mio padre, come la legge del tempo vorrebbe, e nostra figlia Francesca avrà la sua vita da viversi e spendersi autonomamente, di abbandonare tutto, di andare…non importa dove, ma andare… Ritirarsi in…viaggi! Con il nostro camperino girare, vedere, apprezzare, “farsi” di bellezza, di volti , di conoscenze che durano il tempo di una breve sosta, di amicizie che nascono per caso e che per la vita restante restano. Mi piace socializzare ma anche recludermi, è una sorta di altalena dell’animo, che mi porta oggi ad essere loquace e domani rapace.
Sogno così il tempo, il nostro, quello di coppia e di amore che resta in terra, a zonzo, senza radici in nessun posto, lasciando un pezzetto di noi in tutti.

Sogno uno Stato migliore. Sono schifata ultimamente da quello in cui vivo. Forse ancora, anzi senza forse, ci vivi anche tu a modo tuo, nel tuo modo. Non so te Fabrizio, ma io in tutta questa bruttezza e grettezza legalmente legalizzata, non mi riconosco. E allora sogno di isolarmi dove nulla arriva, se non il vento che soffia, la neve che cade, l’onda che s’infrange, il sole che picchia, la pioggia che lava.

Sogno di scrivere, di continuare a farlo e che qualcuno -accidenti- mi riconosca sul serio che non scrivo poi così male. Sai, uno o una ( ma il sesso maschile ancora la fa da padrone) di quelli che contano, che hanno peso, di quelli che se l’incontri anche solo una volta, ti fanno la differenza, ti fanno continuare a campare con le parole. E questo è davvero un sognone!
Intanto, in questo martedì datato 7 maggio 2019, con il riscaldamento ancora acceso e il piumone sul letto, scrivo per te… E sono contenta, mi basta, mi far star bene, come la prima volta che l’ho fatto. Ringrazio “la tu’ mamma e i’ tu’ babbo” , per avere deciso di posticipare la scadenza di questa edizione del concorso, altrimenti non ce l’avrei fatta ad essere con te per la seconda volta. La tua famiglia, Fabrizio, che meraviglioso esemplare di genere umano! Averli conosciuti sta lì….momento alto e concreto del mio bagaglio emozionale, ricordo che non scade, che si rinnova, ogni volta che vedo una loro foto su faccia libro… Ci scambiamo un saluto, un like, un commento…ci parliamo senza sentirci…

Sogno tanto e mi arrovello. Sono una cerebrale io, troppo, respiro poco e poche sono le possibilità che concedo al mio corpo per lasciarsi andare.

Sogno che tutti possano costruire…C’è una bellissima canzone di Niccolò Fabi (che un giorno di questi spero di poter recitare) che dice: “…tra la partenza e il traguardo…nel mezzo c'è tutto il resto…E tutto il resto è giorno dopo giorno…è silenziosamente costruire…e sapere rinunciare alla perfezione…”
Costruire… a passi piccoli incerti, a strappi, a mozzichi, a bocconi. Ci vuole pazienza per costruire, tenacia in dosi, impegno in metri. Nulla è dovuto, nulla è scontato, è un continuo foraggiare di amore e rispetto e del suo contrario, il costruire, è sbagliare tanto per costruire molto, è saper vivere nell'imperfezione per poter continuare a costruire.

Ovunque tu sia Fabrizio…abbi cura di te



sabato 1 giugno 2019

Pit Stop L'inverno ha mollato...




L'inverno ha mollato. Lo dice da oggi: con il sole che picchia, il cielo che azzurra e il piumone che stanotte dava fastidio. Non ho patito più di tanto la non presenza di primavera, mi sembrava di stare in un spazio temporale fermo, fermato dal tempo atmosferico. Una non alternanza stagionale, una stagione sola. Mi bastava l'aumento di luce, la luce aumenta comunque, sta scirtto nelle leggi del cosmo. Del caldo e del tempo dello scoprirsi, non mi interessava. Cenare a ridosso del tramonto con una giacca di pile ancora addosso, era buffo e piacevole. Faceva molto Inghilterra. Dovrò andarci a zonzo prima poi nelle terre d'UK, sono certa mi piaceranno. Intanto non so nulla di domani e neppure di domani l'altro. Sto nel qui e ora, anche se non benissimo ma ci sto. Aspetto passi, passa sempre, ogni volta che in mezzo ci passo. Transizione, passaggio, cambio di marcia. La marcia e il suo marciarci dentro non mi è facile. Rompo le righe spesso, sono un soldato indisciplinato, non mi attengo agli ordini, non ci si può fidare. Nemmeno io di me mi fido. Mi fidassi, mi affiderei, e invece mi tengo alla lontana da me. 
Vado a cercare un'immagine che  stia bene con questo Pit Stop
Tra poco esco e divento socievole...




venerdì 19 aprile 2019

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi Quel che resta del giorno




Tramonto su Montespertoli foto di Marco Galeotti 





Quel che resta del giorno sta in una mano di pensieri…li rimugini, li ribalti, li dividi e cataloghi, li metti in fila per importanza, per sensazione provata, delusione ammessa, gioia da non volersi menzionare.

Quel che resta del giorno sta in un cielo davanti, un luogo visto con una luce diversa, una manciata di minuti sottratti a ciò che resta da fare, a ciò che ancora attende. 

Quel che resta del giorno non sempre è il meglio del giorno trascorso, ti mette il broncio sul volto, la mente ballerina, l’attenzione distratta. 

Quel che resta del giorno cerca la notte, subito, riponendo nel riposo il riassetto, l’azzerare, la fiducia che domani vedrai più chiaro. 

Quel che resta del giorno è resto, è un cielo striato di nuvole in rincorsa, è un sole che lascia la scena, è un raggio che illumina ancora, non dandogliela vinta al buio già in transito. 

Quel che resta del giorno ti fa fermare, ti fa riflettere sul fatto e il da farsi, ben fatto o da farsi meglio. 

Non essere troppo dentro a quel che di questo giorno resta, rischi di non capirlo, di sopravvalutarlo. Prendine le distanze, guardalo da fuori, metti insieme azzurro, luce, giallo e nuvole… e poi la terra, quella che pesti, quella su cui cammini. 
Piantaci i piedi e prosegui.
Dopo il tramonto un alba c’è sempre…


Alba su Montespertoli foto di Valentina Santecchia 


domenica 24 marzo 2019

Pit Stop Riflessioni di prima primavera...




Dovremmo capire dove si può arrivare, dove ci possiamo spingere, senza rischiare di consegnarci agli altri, per ciò che non siamo. Perché ciò che davvero siamo, non temete, alla prima occasione verrà fuori. Quindi non decantiamoci, non illudiamoci di essere ciò che vorremmo senza l'esperienza, le competenze, che invece vantiamo di avere. Chi ci conosce molto, chi poco, chi si appresta a farlo, vedrà le falle, le lacune, più prima che poi. Tutti, nessuno escluso, cade nella trappola dell'ego, del narcisismo, dell'auto celebrazione, senza possedere nemmeno la metà di ciò che va  celebrando. Ma quanto è più gratificante che di noi dicano, invece che di noi medesimi dire?... Ci avete mai pensato?...
Di certo i social fanno il gioco e a questo gioco ci fanno stare, aiutandoci a impacchettarci con la carta migliore, la coccarda in tinta, il fiocco ben fatto. Vuoi che tra tutti "i sociali"frequentanti, non si trovi qualcuno o più d'uno, che ci compra a scatola chiusa?... 
Dura poco il gioco e il dire, sono i fatti e il fare che fanno la differenza. 
Ieri, oggi e domani....

Riflessioni di prima primavera...



mercoledì 27 febbraio 2019

Pit Stop Ode alla lentezza...





Leggo che oggi è la giornata della lentezza. Sono molte le date che sono state destinate a una ricorrenza, alcune sono importanti e doverose, altre, come questa, non saprei... Chi l'ha voluta? Chi ha deciso che?... Perché oggi?...

Comunque se è giornata della lentezza che lo sia! La lentezza dovremmo applicarla tutti giorni, dovremmo avere il diritto sacrosanto e scontato, di ritagliarsi un momento in cui, ognuno..."lenteggia" con se stesso, lentezza fa, lentezza mette, con tutto, per tutto, in tutto, ciò che lo circonda. Mettendo in atto lentezza, si mostra un lato del noi non sempre conosciuto e riconoscibile. Potrebbe essere anche il migliore che abbiamo senza saperlo, potrebbe essere la salvezza, il buon risultato di aver dato retta al nostro "lenteggiare". 
Tutta questa corsa a chi per primo arriva, a chi più veloce corre, a chi crede di valere di più perchè si piazza sempre nei posti migliori sulla linea della vita, mi ha stancato. E' di una manciata di giorni fa, questa riflessione esternata e condivisa. E forse questo giorno che oggi si celebra, mi cade a fagiolo. 
L'amico Alessandro posta con la sua riflessione di lentezza, questa foto che gli rubo, senza chiedergli il permesso, già so, che me lo darà...


Ordinatamente, senza fretta, disegnava linee, una dietro l'altra, mettendo sfumature dritte di verde, su quel verde in distesa. Il tempo non era cosa sua, suo era quell'andamento lento e silenzioso di procurarsi del bene, dall'alba al tramonto, senza contare...né l'uno, né l'altro. 

Io invecchiai, lui lentamente visse...

Lode all'omino trentino foto di Alessandro Fontani 



sabato 2 febbraio 2019

Pit Stop Linee



Non c’è nessuna linea tra la vita e la morte, nessuna distanza o distacco. E’ un intrecciarsi vicendevolmente. Esserci, non esserci. Siamo quello che eravamo, quello che eravamo resteremo. Siamo noi anche lì, solo in un’altra dimensione. Qui, continueremo a vedere i volti, a risentire le voci, a percepire presenza. Basta solo essere predisposti, basta solo allertare i sensi in dotazione. La vita, la morte, due mani tese, dita che si intrecciano. Un racconto in bilico da proseguire.  

Riflessioni notturne di una notte dormita per metà, quando buio e silenzio conducono senza manovratore, il movimento del pensare. Ripesco tra gli appunti di scrittura ancora da evadere, 

Nella luce del giorno ripenso, tengo, scarto, tutto sento. Quando troppo si pensa si fatica a stare a galla, bisogna immergersi nei fondali, fino dove il fiato e la spinta riescono a portarci. 
Intrecci tra vita e morte, si sciolgono quando la luce squarcia, si cercano quando il buio tutto riagguanta. 

Ognuno la pensi come vuole. 
Io così la penso.


sabato 5 gennaio 2019

Pit Stop Traguardi




Siamo quasi al traguardo della prima settimana di gennaio trascorsa. Arrivati a lunedì 7, potremmo ufficializzare la partenza del nuovo anno, quello della consuetudine. 
Calendario nuovo per storia vecchia: mesi messi in fila allo stesso modo, domeniche che cadono sempre dopo i sabati. Per quanto concerne propositi, cambiamenti, rinnovamenti, gli si dà un tempo di 30: 30 giorni, fine mese, per via di quella istituzione quasi imposta, di rimettere al primo mese dell'anno, tutti i voli pindarici ancora in giacenza. 
Chi ben mi conosce sa, che mi sono sorbita anche questo ennesimo passaggio di feste, come la medicina amara di Pinocchio. E io, non son certo la fata. Negli anni chi mi vuol bene, ha imparato a rispettare questa mia avversione periodica d'annata; non mi istiga al farmela piacere e io cerco il più possibile di adeguarmi nonostante. Le minoranze si sa, fanno sempre più fatica a imporsi. 
Provo a prendere confidenza con l'ignoto 2019, per ora sto ancora con il 2018, fatico a staccarmene, non perché sia stato splendido ( tutt'altro) molto doloroso e pieno di insidie, ma per affezione di tempo insieme trascorso. 
Di ogni anno andato, si pensa cosa tenere e cosa lasciare andare. Lo fanno in molti, dice... Io no, io tengo tutto, non si sa mai... e poi le parzialità non mi piacciono.






martedì 1 gennaio 2019

Pit Stop Fatevi!


Fatevi, di passione e di interessi. Non lasciate che il nulla vi agguanti, che il brutto vi abbrutisca.

Fatevi, di momenti tutti vostri, non è egoismo ma sopravvivenza al giornaliero. Sarete migliori per gli altri, se prima “sarete” per voi.
Fatevi, di bellezza, di quella che per voi è, bellezza, qualunque essa sia, non importa cosa, la bellezza non ha canoni. 
Fatevi, di tempo rubato alle incombenze. Può restare la polvere e la tavola apparecchiata, voi, fatevi. 
Fatevi, perché se vi farete quando ancora il cervello e la consapevolezza del farvi sono in tiro, avrete il “fatto” che vi sosterrà nell'età della pensione. 
Fatevi, per tenere bada i pensieri, le tristezze, le avversità, il dolore. 
Fatevi, e insegnate a quelli che non si fanno che non sanno cosa si perdono a non farsi…di passione , di interessi, di amor proprio… 


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