martedì 15 aprile 2014

Pit Stop "A me sola rimetto sentenza..."

"A me sola rimetto sentenza..."



Quando il verbo parlato non riesce ad esprimere l’essenziale sentito, è a quello scritto che devo ricorrere. Nel silenzio delle dita che battono sui tasti, provo a mettere ordine, a esprimere il mio disagio. Nessuno può, in questo preciso momento, contraddire. Lo stesso Nessuno può solo leggere se vuole, prendersi del tempo per farlo, oppure lasciare che i simboli neri d’inchiostro virtuale, gli scorrano sotto gli occhi come macchie scure.
Ho ascoltato le ragioni degli altri, il loro punto di vista, mi sono sentita come spesso mi accade: sul banco degli imputati. L’accusa ha fatto la sua arringa, il Pubblico Ministero ha ribattuto. Manca solo un giudice a completare la scena, a valutare o no l’avvenuto delitto di cattivi intenti. Soccombo ad ogni figura giuridica presente e non, taccio, non replico, incasso.
Non ci sarà nessun tempo a darmi ragione, verranno giorni nuovi a continuare a darmi torto, non ci sarà modo per far valere il mio pensiero, la mia parola contro la loro. Essi dicono che io ferisco, passo da Jekyl a Hyde senza che niente e nessuno possa fermarmi in questo mio trasformare. Cosi dicono, dovrò crederci, o almeno fra credere che credo.
Mi manca chi di mestiere ascolta, tu lo paghi e lui rielabora e rimanda. Ne conosco una molta molto brava, mi ha accompagnato per un lungo tragitto, è stata Lei che mi ha ricondotto alla scrittura, a ridar vita a questa passione abbandonata. In questa aula oggi vorrei che ci fosse. Lei saprebbe ricollocare i ruoli, saprebbe non farmi sentire così sbagliata come mi fanno. Non ho alternative a questo mio essere "imputata", né posizione sociale ed economica, che possa condurmi ad un atto di ribellione, di autonomia. Mi risento come se avessi vent’anni e ne ho quasi cinquanta. Non perché mi senta giovane e bella, proiettata in sogni, obbiettivi e vita in spendere, ma perché come allora inadeguata, fuori dal coro, compressa in una dimensione non mia, dalla quale come allora non riesco a uscirne fuori…
Cara me…(nemmeno poi tanto cara). Se mi fossi cara sarei altrove, sarei …Nemmeno lo so, dove e come sarei…

L’accusa ha terminato il suo intervento, il Pubblico Ministero pure. Il giudice insiste a mancare. Io ho ascoltato in silenzio con gli occhi nel vuoto.
“L’imputato ha qualcosa da dire a sua discolpa?” – una voce fuori campo domanda-
“ No, non credo, tutto è già stato detto”. - imbambolata rispondo-
"Potrei di questo tutto esporvi il mio contrario." - proseguo-
"Ma che effetto sortirebbe? L’errore commesso è mio solo, io l’ho fatto nel tempo e nel tempo tramandato, perpetuato. Niente dunque, davvero niente da dire.
A me sola rimetto sentenza…” 
 
 
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3 commenti:

  1. "Niente dunque, davvero niente da dire.
    A me sola rimetto sentenza…”
    Arrivato in modo prorompente,in un momento assordante,nel mio silenzio del non dire!

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  2. Mi piace quando qualcuno si prende la briga di commentare... Grazie

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