lunedì 29 dicembre 2014

Impressioni in penna..."Guarda con i miei occhi" di Carlo Mugelli


Le mie “impressioni in penna” nascono dal desiderio di far migrare nella scrittura quello che l’anima ha visto, digerito, rielaborato. Perché a modo mio resti…


"Guarda con i miei occhi" di Carlo Mugelli


Carlo Mugelli di professione medico geriatra, di passione, necessità, scrittore. Ne ha bisogno, gli viene spontaneo. Senza curarsi troppo dello stile affronta la pagina bianca, la riempie, racconta, andando a ripescare nella memoria ciò che più di altro teme possa andare perduto. Nel suo scrivere di pancia l’aspetto scientifico del mestiere di medico si mescola, si intreccia, con quello umano; che mai dovrebbe mncare, che spesso latita, e che attraverso il "sentito” di Carlo non puoi che consacrante tutta la sua importanza. 
In “Metà uomo e metà dottore”(fatica narrativa prima di questa letta senza ancora averlo conosciuto personalmente), c’è una sorta di “reticenza di penna”, un tenere tra quella e lui la giusta distanza, come se il riconoscersi nella veste di “scriba dell’animo” lo mettesse in soggezione. 
In “Guarda con i miei occhi” questo non accade. Qui si lancia, si abbandona alla scrittura, si spiega, ci spiega: la malattia, la diagnosi, le sue vittorie, le sue sconfitte, e quel doveroso sapersi rapportare con il paziente come essere unico, irripetibile. Condotti per mano, aiutati da un linguaggio fruibile a tutti, Carlo ci accompagna nelle sue storie vere, alcune brevissime, non perché non abbia voglia di spenderci una pagina in più, ma perché il ricordo, l’emozione raccolti, talvolta sono cosi intimi da faticare a uscire allo scoperto. 
A chi scrive succede. 
Medico, paziente, malattia, affetti famigliari, questi gli elementi presenti in ogni racconto, punti saldi, fondamentali per capire cosa significhi fare il medico con passione e cognizione, come possa la malattia stravolgere la vita, quali siano le reazioni e le risorse diverse e conducibili ad ogni singolo malato, a seconda della familiari che lo circonda, delle aspettative dell’uno e degli altri.  Non c’è buonismo, né pietismo in questo libro ma le cose così come stanno, come vanno, come si sono avventate, tracimate, risolvendosi, o non facendolo affatto.  
Storie di persone che portano un nome, un cognome, un vissuto, a cui nessuna narrazione potrà mai cambiare destino. 
“Guarda con i miei occhi” 
Con quelli di Carlo 
Dei suoi malati 
Con i nostri

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