martedì 24 maggio 2016

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "Siegfried"



"Siegfried"

Il pastore Siegfried aveva lo stomaco in brontolio, dopo aver macinato parecchie miglia, con la tramontana a tagliargli la faccia e la pancia prominente a rallentargli il passo. C’era crisi di fede in giro, la gente s’impoveriva di ora in ora e il gregge andava smarrendosi. Così Siegfried, primogenito di cinque tutti battezzati in onore di Vagner, aveva deciso, in una mattina di sole a picco, di sudore in abbondanza e di canonica vuota, che quel gregge decimato andava rimpinguato. (La rima baciata venne a lui pensando al da farsi, io altro non feci che riportarla). Non fu certo l’insegna sbiadita, né il fragore di voci sgraziate in parole indecenti, a fargli decidere di fermarsi, varcare la soglia di quella taverna, ma il buon odore di fragranze antiche, povera ma genuine, che dalla porta sganasciata aperta, si spandevano sul sul marciapiede. Il tepore della cucina là in fondo alla sala di tavolacce unte e sedie logore, avvolse all'istante la mole robusta e infreddolita del pastore Siegfrieg.Le sue guance rotonde screpolate dal gelo s’intiepidirono, mentre la barba rossiccia che gli sfiorava il torace, s’impregnò di aromi. Si fece silenzio nel locale alla sua entrata, i volti ghignosi degli avventori si fermarono in una smorfia di diniego e gli occhi di tutti, oste e sguattero compreso, si piantarono sul suo faccione straniero al locale...
 
 

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