Come nelle favole, dice il testo dell’ultima fatica di Vasco
Rossi. La vita non è una favola, nemmeno quando si ha la prosopopea di crederla
tale. Farò una confessione: chi
sbandiera una gran felicità, mi sta sul… e altro non aggiungo. Come quelli che
hanno tutte foto in cui sorridono a sessantaquattro denti. C’è una falsità di
fondo. La felicità, ammesso che di questa parola se ne faccia un uso non
improprio o se ne abusi, è fatta solo di attimi, di momenti, che magari nel
momento stesso in cui si vivono, nemmeno ce ne rendiamo conto. E’ nel ricordo,
nella memoria, che se ne ha la gradevole percezione, il gusto, il tatto. Solo
rimembrando si prova la giusta emozione, si percepisce davvero e finalmente.
Per la tristezza è tutta un’altra cosa. Quella ti monta, ti
smonta, ti allaga, ti accompagna , non ti molla. E quando uno dice scusa, mi
son fatto prendere da un attimo di tristezza, mente. Lei resta, si annida,
sopravvive.
Come nelle favole. Appunto son favole. Sistemate, adattate,
dai finali che mutano a seconda dell’età a cui son rivolte. Anche della moda e
del momento storico, risentono le favole. Stupidaggini? Può darsi. E’ il mio
blog e dico quello che sento!
Scrivere serve a questo per me: scrivo quello che l’anima mi
suggerisce, perché è di quelle precise parole, di quel preciso pensiero, che
ho bisogno, qui e ora.
Dicono che l’arte e gli artisti, divennero tali, quando
smisero di creare su commissione. Perché no, ci sta tutto. Sono vero nel mio
fare quando sono libero di farlo nella maniera in cui per me sento.
Ma torniamo alle favole, alla felicità, alla vita.
Magari domani.
Magari domani.
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