lunedì 5 novembre 2018

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi Dal tramonto ad...Alba

(storia a quattro mani di Francesca&Giovanna)


Non sapeva cosa avrebbe fatto da quel giorno di luglio. Aver saputo di perdere il lavoro così in fretta non le diede tempo di pensare ma quella fu solo una fortuna. Sapeva guardare oltre. Oltre la linea dell'orizzonte.
E allora seppe, seppe che poteva inventarsi ancora, che ciò di cui si era “fatta” per sopravvivere alla vita, poteva spenderlo finalmente, per dimostrarsi quanto di buono il lei ci fosse. Alba era il suo nome, ringraziò sua madre e suo padre per averglielo dato, solo due giorni dopo la sua nascita, perché nessuno delle famiglie di entrambi, gradiva quella scelta e un altro nome aveva da proporre. Testardi i suoi genitori, testardi e fieri, non ascoltarono nessuno e Alba fu. 

Alba si levò le scarpe umide di pioggia, accese la stufa e mise il bricco dell'acqua sul fuoco. Dalla finestra di cucina, la luce del tramonto tingeva di altri colori le pareti, l'angoliera in legno dei nonni e la piattaia. Tutto era rosso e arancio. Sembrava potesse prendere fuoco da un momento all'altro. Il fuoco scoppiettante nella stufa, l'acqua che bolliva nel bricco, facendolo tintinnare leggermente, erano l'accompagnamento ideale per gustarsi al meglio la tisana di spezie. L'aroma pungente non tardò a riempire la stanza. Alba guardava salire verso l'alto i disegni del vapore. La tazza pareva un calderone magico. Un fiore, il drago, la balena.
Tolse il bricco dal fuoco, prese la tazza, quella di porcellana bianca, fine, col righino dorato, unica rimasta del servito di nonna Olga. Il piattino non aveva resistito, se ne era andato da tempo frantumato in tre pezzi, quel giorno, che più arrabbiata del solito, Alba lo aveva maldestramente estratto dalla lavastoviglie, consegnando tutta la sua ira alle sue mani. Non mise zucchero, né miele nella tisana, l'aroma delle spezie e il suo sapore preciso, non volevano altre aggiunte. Sedette, soffiando sul liquido caldo, sorseggiando a fior di labbra per non scottarsi. Intanto il vapore con i suoi disegni: il fiore, il drago, la balena, si erano fermati nei pensieri, reclamavano di uscire. Appoggiò la tazza, si guardò intorno con sveltezza cercando. Da qualche parte sapeva che 'cerano fogli, colori e una matita, per quel tutto di sé abbandonato un giorno. 
Prese il rosso, l'arancio e disegnò il drago che aveva le sembianze di un uccello infuocato con le piume al vento della tempesta. Una goccia di tisana sul foglio di carta sparse colore. Alba si apprestò a tamponare il disegno che per un attimo parve dissolversi. Stupore! Un fiore si era impossessato del foglio. Le scarpe erano ormai asciutte. L'aria pungente invitava ad una nuova uscita. 
Alba camminava ora lenta tra i filari dalle colorate foglie. Cantava. Un canto liberatorio. Un canto antico le sgorgò dal cuore e si propagò nell'aria. L'eco le rispose e Alba capì. Comprese il senso di tutto ciò. Lo zampillo della balena, uscito dalla tazza, era il segno. L'inizio di un nuovo percorso.

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