martedì 8 ottobre 2019

Dal concorso al blog Dove eravamo rimasti...

Domenica 8 marzo 2015

Ti visto visto, ti ho sentito, qui, accanto a me. Io, te e la scrittura. Ci siamo visti senza vederci, ci siamo detti senza dire. Ci incontreremo un giorno di questi. Sì, uno di questi che verranno…

Ecco riprendiamo da qui… Era la prima edizione di questo concorso letterario a te dedicato e io partecipai…
Se non fosse perché la data di scadenza del concorso, è stata prorogata al 25 maggio, non sarei qui, a continuare questo nostro scambio epistolare. Per adesso scrivo solo io ma…

Sogno o son desta?...Si sogna sempre, anche andando in là con l’età si sogna. Sono sogni diversi, diversi da quelli fatti nei 20 anni, ma diversi anche da quelli fatti solo un anno fa… Sì, perché con il passare del tempo lo spazio temporale prende un’altra dimensione e un anno “è” un anno, un tempo preciso e passato davvero, che difficilmente si ripeterà. Concetto poco chiaro? Di difficile comprensione, dici?... Ti aspetto nei miei anni e non ho dubbi, capirai J

Certe notti sembrano giorni, da quante sono le ore che passo nel dormiveglia o nella veglia e basta. E allora in quell’ora di notte che pare giorno, metto insieme due, tre, facciamo quattro cosucce che vorrei in esaudimento. Robe rimaste in sospeso negli anni, rimandate troppo, non per negligenza, ma perché non ho potuto fare altro che rimandarle.
Mai le stesse, in verità: si alternano, si passano il testimone, sgomitano, a seconda dello stato d’animo e della priorità dettata anche, a volte, dalla stagione in corso. Ad occhi chiusi, nel silenzio, passa un mondo…Tuo a volte, che vorresti far tuo, altre.

Sogni così piccoli da vergognarsene. Grandi da non potersi sognare. Comunque sia, sognare per me è prendersi la responsabilità di farlo, è avere la consapevolezza di nascere e morire, con un tot di sogni rimasti tali.

“Volere è potere!” Si potrebbe definirlo lo slogan dei sogni?... Sinceramente a me sta parecchio sulle….insomma Fabrizio ci siamo capiti. Ma davvero, ma niente niente c’è gente convinta fino al midollo che “se voglio posso?..”
Caro Fabrizio, a questo proposito, i primi a venirmi in mente sono i tuoi cari … Quanto avranno voluto in questi anni, quanto vorranno, mettere fine a questa attesa senza resa?... Poterti riabbracciare, poterti riavere, poter illuminare il buio e vivere per sempre nella luce. Resto ferma, ancorata, nella mia convinzione: si può fortemente volere ma non sempre potere. Questa millantata, sbandierata forza di volontà “che move il sole e l’altre stelle…”è una cagata pazzesca! Per dirla in fantozziano modo. Che poi vi siano quelli con più forza di carattere, più costanza, più determinazione, si sa, è risaputo. Ma una buone dose di culo?...Ce la vogliamo mettere?...Sì, mettiamocela. Poi ci son quelli che ti fanno credere di crederci, ma in realtà ci credono meno di te che non hai mai asserito il contrario. Puoi volare in alto quanto vuoi, ma se non puoi, non puoi…

Lascio il mio pensare a briglia sciolta e sogno di essere ancora ragazzina, con il tutto davanti da inventare, da pianificare, da dargli il la!
Poi mi volgo allo specchio e tutto cambia e quell'immagine adolescenziale lascia il posto al mezzo secolo già passato + quattro: rughe, collo rilassato, pancetta, l’interno braccia che ciondola e gli occhi spesso annacquati, non più accesi e grandi, come erano un tempo che fu.
Mi lascio prendere da questo rimuginare da menopausa conclamata, fino a che, quasi con vergogna, penso a David, mio cognato, che solo un anno fa, dopo nove mesi di malattia a soli 50 anni, se n’è andato.
Mi domando spesso, sai, Fabrizio, che cosa avrà sognato David nei momenti in cui la malattia gli dava una tregua, una speranza, un appiglio?... Cosa avrà pensato invece, in quei momenti in cui capiva, con estrema lucidità, che il fatto era fatto e che non ci sarebbe stato un nuovo da farsi?...
Uomo mite, dall’incontenibile generosità, dalle giustificazioni per tutti sempre in tasca.

Sogno che vorrei sentirmi meno confusa sul mio ruolo in questa terra. Se faccio bilanci non mi accontento nemmeno un po’, salvo poco, critico molto. E’ una lotta la mia verso me, mi ha portato via molte energie e ancora me ne porta. Mettermi sul banco degli imputati da me sola, mi riesce assai bene.

Sogni come incubi. Quelli che quando si manifestano scuoti la testa, come se quel gesto, quel movimento, avesse il potere di farli allontanare.
Non sogno ma penso con timore e paura a chi, tra me e Marco, se ne andrà per primo, cosa sarà la morte per noi, cosa farà e sarà l’altro senza l’uno, cosa dell’altro resterà per sopravvivere alla mancanza che si farà ricordo?...Chi dei due potrà reggere meglio l’assenza?…

Ci sono stati momenti bui nel mio passato, momenti in cui ho pensato che, in fondo, la morte poteva essere una sorta di ribellione al male di vivere. Mi intrigava l’idea di andare a visionare l’altrove, conscia della garanzia del non ritorno. Di nuovo, anche per questo ora mi vergogno. Mi vergogno parecchio e la curiosità per l’ignoto non ce l’ho più. Ho paura di me senza lui, ho perso mio padre che non avevo diciotto anni e so….a quel tempo ero solo figlia, ora sono moglie, mamma, ma soprattutto una persona informata dei fatti.

Sogno, anzi sogniamo, che quando mia mamma raggiungerà mio padre, come la legge del tempo vorrebbe, e nostra figlia Francesca avrà la sua vita da viversi e spendersi autonomamente, di abbandonare tutto, di andare…non importa dove, ma andare… Ritirarsi in…viaggi! Con il nostro camperino girare, vedere, apprezzare, “farsi” di bellezza, di volti , di conoscenze che durano il tempo di una breve sosta, di amicizie che nascono per caso e che per la vita restante restano. Mi piace socializzare ma anche recludermi, è una sorta di altalena dell’animo, che mi porta oggi ad essere loquace e domani rapace.
Sogno così il tempo, il nostro, quello di coppia e di amore che resta in terra, a zonzo, senza radici in nessun posto, lasciando un pezzetto di noi in tutti.

Sogno uno Stato migliore. Sono schifata ultimamente da quello in cui vivo. Forse ancora, anzi senza forse, ci vivi anche tu a modo tuo, nel tuo modo. Non so te Fabrizio, ma io in tutta questa bruttezza e grettezza legalmente legalizzata, non mi riconosco. E allora sogno di isolarmi dove nulla arriva, se non il vento che soffia, la neve che cade, l’onda che s’infrange, il sole che picchia, la pioggia che lava.

Sogno di scrivere, di continuare a farlo e che qualcuno -accidenti- mi riconosca sul serio che non scrivo poi così male. Sai, uno o una ( ma il sesso maschile ancora la fa da padrone) di quelli che contano, che hanno peso, di quelli che se l’incontri anche solo una volta, ti fanno la differenza, ti fanno continuare a campare con le parole. E questo è davvero un sognone!
Intanto, in questo martedì datato 7 maggio 2019, con il riscaldamento ancora acceso e il piumone sul letto, scrivo per te… E sono contenta, mi basta, mi far star bene, come la prima volta che l’ho fatto. Ringrazio “la tu’ mamma e i’ tu’ babbo” , per avere deciso di posticipare la scadenza di questa edizione del concorso, altrimenti non ce l’avrei fatta ad essere con te per la seconda volta. La tua famiglia, Fabrizio, che meraviglioso esemplare di genere umano! Averli conosciuti sta lì….momento alto e concreto del mio bagaglio emozionale, ricordo che non scade, che si rinnova, ogni volta che vedo una loro foto su faccia libro… Ci scambiamo un saluto, un like, un commento…ci parliamo senza sentirci…

Sogno tanto e mi arrovello. Sono una cerebrale io, troppo, respiro poco e poche sono le possibilità che concedo al mio corpo per lasciarsi andare.

Sogno che tutti possano costruire…C’è una bellissima canzone di Niccolò Fabi (che un giorno di questi spero di poter recitare) che dice: “…tra la partenza e il traguardo…nel mezzo c'è tutto il resto…E tutto il resto è giorno dopo giorno…è silenziosamente costruire…e sapere rinunciare alla perfezione…”
Costruire… a passi piccoli incerti, a strappi, a mozzichi, a bocconi. Ci vuole pazienza per costruire, tenacia in dosi, impegno in metri. Nulla è dovuto, nulla è scontato, è un continuo foraggiare di amore e rispetto e del suo contrario, il costruire, è sbagliare tanto per costruire molto, è saper vivere nell'imperfezione per poter continuare a costruire.

Ovunque tu sia Fabrizio…abbi cura di te



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