domenica 8 maggio 2016

Pit Stop "Per me"



"Per me"


Vado per i 52, lei mia madre va per i 76. Rapporto non rapporto il nostro, non ci siamo mai affidate. Se ho avuto bisogno di risolvermi, ho dovuto mettere mano al portafoglio, pagare chi sarebbe stata ad ascoltarmi consegnandomi consigli. Sono stata un’adolescente remissiva, depressa forse? Probabile. Lei se ne accorse? Non credo. Risolsi da me? Nemmeno, ci sono voluti anni per capire, maturità per averne la consapevolezza, determinazione per decidere di fare chiarezza. Mi sono presa in carico, ho approfondito, ho provato e ancora provo, a scardinare quel senso di inadeguatezza che vive con me. A domanda se mia madre si sia accorta o meno del lavoro che su di me ho fatto, non ho risposta. Il dolore per la morte dell’uomo che ci univa; marito per lei, padre per me, non ce lo siamo mai raccontate. Colpa di entrambe, non voglio esimermi da prendere le mie responsabilità. Ognuna di noi l’ha vissuto a modo suo, nel proprio intimo, nel proprio segreto giardino chiuso a chiave. Io non ho provato a chiedere la chiave del suo, lei del mio. A domanda se conosco mia madre, rispondo no. Lei forse non risponderebbe lo stesso, credendo invece di conoscermi, elencando una serie di luoghi comuni per definirmi. Così è tra noi. E ora che i suoi problemi di salute mi mettono davanti al fatto innegabile che devo occuparmi di lei, me ne occupo e basta. Con fatica, con senso del dovere. Sono figlia unica non ho molte altre chance.
Questo è, senza tanti giri di parole, senza tante menzione o paroloni di circostanza, perché lei e mia madre e io sono sua figlia. A mio padre rimetto aiuto, conforto, pensiero. Lo so, dovremmo pensare ai vivi e non ai morti, dovremmo farci belli con frasine a effetto, con cuoricini del caso. Non sarei io, nel mio insopportabile dire e provare quello che dico e provo davvero.

Nessuna assoluzione. Solo verità


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