"Metti di essere nato nel 1964 o dintorni..."
Metti
di essere nato nel 1964 o dintorni, metti di aver attraversato questi
cinquanta sempre dalla stessa parte, metti di averne passati trentadue
con la stessa persona di cui venticinque di matrimonio, metti che in
questo preciso momento avresti voluto sederti, con il seminato alle
spalle e il raccolto davanti mentre invece la tua vita è andata in
precariato, metti che questo film sia per te…
Appena le poltroncine del cinema Excelsior di Empoli Sala 3 spettacolo di domenica delle 20,20, ci hanno accolto, è stato come aprire un vecchio album di fotografie, di quelli dalla copertina in cartone rigido plastificato, con le pagine grosse appiccicose, su cui regolarmente finivi per disporre in modo storto, i tuoi scatti migliori, e che ora giace in cantina, con un puzzino di muffa ad avvolgerlo e chiavette, file e dischetti, a sostituirlo.
Ti arriva all’anima Ernesto e a Giovanni gli concedi anche qualche piccolo errore, proprio perché il “vero” di tutto ti prende per mano ti accompagna nel viaggio, lo rende tuo. Ricordi il padre, la famiglia d’origine che così era e nulla si discute, la nostra italianità che si ferma davanti a una vittoria di calcio, la prende in prestito per dare ad una vita una sterzata. Un cameo l’amicizia profonda tra l’uomo mediocre ma puro che è Ernesto, e il “maestro”, che con la sua arte, la sua stravaganza ha saputo ingannare il mondo ma non se stesso e la sua solitudine. Bellissimo quando dice al Marchetti incravattato “ Sei falso..."
Passano le immagini del nostro Bel Paese che si sfascia per non riprendersi mai più. Ernesto sopravvive, con quella dignità e quella abnegazione che solo gli onesti nelle viscere posseggono, non perdono.
Appena le poltroncine del cinema Excelsior di Empoli Sala 3 spettacolo di domenica delle 20,20, ci hanno accolto, è stato come aprire un vecchio album di fotografie, di quelli dalla copertina in cartone rigido plastificato, con le pagine grosse appiccicose, su cui regolarmente finivi per disporre in modo storto, i tuoi scatti migliori, e che ora giace in cantina, con un puzzino di muffa ad avvolgerlo e chiavette, file e dischetti, a sostituirlo.
Ti arriva all’anima Ernesto e a Giovanni gli concedi anche qualche piccolo errore, proprio perché il “vero” di tutto ti prende per mano ti accompagna nel viaggio, lo rende tuo. Ricordi il padre, la famiglia d’origine che così era e nulla si discute, la nostra italianità che si ferma davanti a una vittoria di calcio, la prende in prestito per dare ad una vita una sterzata. Un cameo l’amicizia profonda tra l’uomo mediocre ma puro che è Ernesto, e il “maestro”, che con la sua arte, la sua stravaganza ha saputo ingannare il mondo ma non se stesso e la sua solitudine. Bellissimo quando dice al Marchetti incravattato “ Sei falso..."
Passano le immagini del nostro Bel Paese che si sfascia per non riprendersi mai più. Ernesto sopravvive, con quella dignità e quella abnegazione che solo gli onesti nelle viscere posseggono, non perdono.
Ai
titoli di coda non ci alziamo. Stiamo attraversando, come tanti,
troppi, un momento della nostra vita che speriamo di poter dimenticare.
E' stato un rivedersi, risorriderci, ricommuoverci anche, pur avendo,
due conti alla mano, una decina d’anni di meno dei protagonisti.
Quando
ce ne andiamo ognuno di noi due pensa per se in silenzio. Forse c’è
ancora qualcosa in cui credere, qualcosa ancora da fare, forse non
abbiamo sbagliato a restar fuori dai cori corrotti...
Grazie Giovanni, grazie Ernesto. Davanti ad Elio Germano e agli interpreti tutti, m’inchino…
Copyright © tutti i diritti riservatiGrazie Giovanni, grazie Ernesto. Davanti ad Elio Germano e agli interpreti tutti, m’inchino…
"L'ultima ruota del carro" di Giovanni Veronesi |
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