Scoppiava
ieri Firenze, un fiume di carne e di ossa, da far concorrenza all’Arno! Scorreva
tumultuoso nella strade, si restringeva nei vicoli, allagava le piazze. Tanti i
piedi ancora nei sandali e le spalle nelle canottiere, in questo primo sabato
di un ottobre che pare affacciarsi all’estate. Non ricordavo un flusso migratorio
di turisti così intenso in questo mese,
da tempi remoti. Probabilmente questa crisi globale profonda e stazionante, ha
portato la gente a preferire la bassa stagione per spostarsi, nella speranza di
risparmiare un poco.
Troppo
genere umano però per i miei gusti, abituata al silenzio del verde e al
riconoscersi da lontano sbracciandosi per un saluto. Solo quando il sole ha lasciato
la scena ai lampioni, spostando il fiume di carne e ossa in pub e ristoranti, ho
visto, ho sentito, la mia città natia.
Unica travolgente, nei suoi mattoni pregni di storia, nei marmi bianchi
anneriti di smog, negli scorci che ti fanno arrestare di colpo in mezzo al
marciapiede, fino a che lo stupore non t’abbandona...
Firenze Palazzo Vecchio |
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