domenica 16 dicembre 2012

Da 1000 a 4000 battute spazi inclusi "Casa di bambola"



"Casa di bambola"


Letizia e Michele erano saliti puntuali alle 7,40 sul pulmino giallo della scuola. Tony in sella a suo scooter, percorreva il Viale Giannotti in direzione dell'ufficio. Orazio gatto nero dagli occhi smeraldo, raccattato per strada da Letizia durante un temporale, era appena rientrato dai bagordi della notte e con voracità sgranocchiava i suoi croccantini. Dalle finestre spalancate sul mattino entrava aria nuova, a portar via di quella della notte gli odori lasciati dal sonno. 
Nella sua poltrona di pelle marrone, lacerata in più parti, dalla seduta sformata, dall'odore di lei intrisa, Flavia si lasciava coccolare; una sigaretta tra le dita, la prima di molte, una rivista illustrata sulla ginocchia da sfogliare distratta, il secondo caffè del mattino le gustava ancora il palato. 
Dalla sua casa d’infanzia venduta per debiti non suoi da regolare in fretta, aveva portato con se solo quella poltrona, mai se ne sarebbe disfatta, anche di fronte ad un altro trasloco, all’eventualità di mancanza di spazio, o al soccombere della stessa per troppa vecchiaia d’uso. 
Era in quella mezz’ora di casa deserta, dopo ogni accudimento a prole, consorte e felino, che Flavia si entrava in contatto, riprendendo confidenza con se, spingendosi alla meglio dentro l’ennesima giornata qualunque da affrontare. Sprofondata, abbracciata alla sua poltrona consunta, cercava di riacchiappare ogni mattina quel ruolo scelto un tempo ma adesso troppo stretto, che l’abbruttiva nel corpo, la molestava nello spirito. 

Prima che le incombenze la risucchiassero e il senso di colpa per quei pensieri ribelli e costanti la distogliessero dai sogni, chiuse la rivista, prese il libro nascosto sotto il cuscino. 
“Casa di bambola” il titolo…


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